C’era una volta, anzi, ci fu… nell’ormai lontano 1978, il buon Vincenzo Muccioli, che in quel di San Patrignano, nel riminese, fondò una comunità – famiglia per recuperare quei giovani purtroppo aventi o portanti pesanti problemi di tossicodipendenza. Ergo, da quelle parti, fare il vino oltre che passione e lavoro, innanzitutto è una strada per reinserire i ragazzi nella vita e nel lavoro. E il comparto cosiddetto enogastronomico del centro, anni fa fondato dal compianto Muccioli, beh a distanza di anni, oggi funziona assai bene grazie ai formaggi, salumi, birre, prodotti da forno e vini appunto prodotti, apprezzati e venduti.

Particolare non indifferente: le bottiglie griffate San Patrignano (si coltivano a vite circa 110 ettari a metodo biologico sulle colline romagnole di Coriano), supervisionate, griffate e cullate dall’enologo Riccardo Cotarella, ecco sono veramente buone e fanno inoltre … del bene al corpo, allo spirito e alla collettività: ergo Chapeau! Senza dubbio il sangiovese di Romagna Superiore Avi (l’acronimo è la commovente, sentita dedica a Lui, a … Vincenzo Muccioli) Riserva, Rosso Doc, ottenuto da uve Sangiovese (… Romagna il … Sangiovese, è il vino romagnolo …) in purezza è la bottiglia più famosa ottenuta e commercializzata nella e dalla comunità di recupero.

Rosso rubino con riflessi granata, profumo che sa di more prugne, amarene, pepe, chiodi di garofano e cannella, in bocca, Avi è vellutato, fresco, persistente e straordinariamente buono. Cosa abbinargli? Formaggi stagionati, carne alla brace, ma anche bistecche, costate e, dai perché no, con una bella lasagna densa al ragù abbondante, l’Avi si sposa bene e … sa emozionare. Così come è emozionante dare importanza alle persone che danno una mano al prossimo. Proprio come faceva Vincenzo (Avi) Muccioli (personaggio straordinario) e come fanno ancora oggi, chi è rimasto, a San Patrignano. Chapeau!

Stefano Mauri

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