La presa di coscienza, personale e solitaria, però non basta: è per questo che, dopo l’iniziale sforzo personale, in scena necessariamente compare un’altra figura.
«In scena vi è poi l’arrivo di una mano altrui che aiuta in una fase del processo di muta: non ci si salva mai da soli ma, per quanto un soggetto esterno ci aiuti, anche noi gli siamo serviti, così che il proprio operato diventa la propria opera, in senso reciproco».
Una performance concettuale cangiante, di data in data, dove il teatro incontra la performance art, installazioni artistiche e l’arte circense, altre discipline che influenzano il lavoro di Sara Lisanti.
«“MUTA-MORFOSI” nasce con una promessa già all’interno del suo titolo: di mutare a suon di repliche, ripromettendosi uno spettacolo sempre -un po’- diverso dalla volta precedente, proprio come siamo noi tutti, quindi per mantenere l’aspetto reale cui è molto ancorata la mia performance. Quando lo spazio lo consente, una fase della “mutamorfosi” è sul trapezio aereo. In scena v’è inoltre una mia installazione, nonché alter ego, cresciuto e mutato. Non dirò cosa!».