Mamma, papà ora mi buco

Mamma, papà ora mi buco

Quest’estate non ha niente di più speciale da quelle in precedenza, il cielo inquinato è lo stesso dell’anno scorso, anche un anno fa passavamo le giornate afose e inutili insieme. Sapete facevamo tutte quelle cose noiose tipo cotonarci i capelli tutto il giorno ispirandoci alle icone di stile degli anni cinquanta…Poi abbiamo scoperto un mondo completamente nuovo e diverso, quello della droga.

È tutto così sottinteso eppure c’è qualcosa di diverso…

La musica ha un suono migliore e la mente sembra più libera dalle catene alle quali ci aggrappiamo di solito. Siamo così fuori dal mondo, indossiamo i vestiti di un’epoca mai vissuta e persone mai incontrate portando inconsapevolmente la loro storia sulla nostra pelle che comincia a putrefare lentamente. Abbiamo ricreato quest’epoca per non perdere l’unica cosa bella che ci riserva la vita: l’amore ,la musica e l’erba. Le persone come noi tormentate da niente dal poco e nulla. Artefici dell’autodistruzione senza una causa e infondo così pacifici dentro.

Ora vi racconto come si sentono questi quattro ragazzi che conosci*.

Sentivamo i loro colpi* ,li sentivamo su tutto il corpo come lievi graffi da coltelli poco appuntiti, peggiorava quando arrivavano al cervello, ce lo friggevano come la carne macinata un BigMac saporito è perfetto da consumare, con una scadenza prevista dalla morte precoce. Correvamo come delle bestie ci nascondevamo come dei topi, urlavamo come dei lupi, ci ribellavamo e rigiravamo su noi stessi in una sorta di spirale impazzendo, sputando sangue giovane e fresco.

Il mondo che ci circondava non si allargava le strade si ristringevano e tutti noi eravamo in trappola alla paranoia.

I cassettoni della spazzatura si ribaltavano sputando cibo decomposto il fiume veniva inghiottito da forze mistiche che ci portavano dalla nostra amica * schizofrenia. Avevamo poche scelte! Non si rifiuta quello che la vita ti offre.

Era facile essere deboli e lasciarsi “curare”  da una nuova figura materna. Stavamo in quelle case abbandonate, talmente distrutte  e rifiutate persino dai fantasmi delle persone che vi ci sono morte dentro. Muri con chiazze di sangue innocente, materassi violentati e strani giocattoli malati nascosti negli angoli di punizione. Erano le nostre case abbandonate preferite, perché avevano una storia e da un club di “giochi” il nostro divenne un club di “cura all’anima .”

Adoravo quelle case e odiavo quelle senza una storia vuote o meglio dire svuotate in modo avido.  E quando avevi una casa come quella smettevi di sentirti orfana.

Non è gioventù bruciata è gioventù dimenticata, gioventù usata, gioventù stanca…

[Sudare ,ballare freneticamente, perdersi nelle pupille ubriache, baciare, sentire la lingua calda che ti stuzzica , baciare gli sconosciuti ,perdersi, bere vino di fragole, vino dolce, lontano da casa. Fumare, inalare, sballarsi. Trascinarsi sulla strada tossica della Madre Patria percepire la neve estiva sulla pelle ferita. ]

E i finestrini della macchina più scassata di noi sono aperti il vento è dentro, dalla vecchia radio schizza Bowie dice che possiamo essere eroi, giriamo sulle strade per scappare alla città vuota e siamo tutti così consumati dalla nostra giovinezza. Hanno sparato al sole e ora ci brucia .

Ho la testa nel paradiso e i piedi nell’inferno.

Chiunque può vendersi  l’anima come un biglietto per partecipare a questo spettacolo crudele. Possiamo essere eroi…ma solo per un giorno.

Ariya Karatas

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