Ancora una volta, con una storia squarciante, via social gli illuminati di RinasciMenti ci illuminano come loro sanno fare

Ancora una volta, con una storia squarciante, via social gli illuminati di RinasciMenti ci illuminano come loro sanno fare

> Oggi riportiamo una storia. Non è successo a New York, non è successo a Milano, nemmeno in una di quelle città di periferia che ci sembrano sempre pericolose. No, è successo a Crema.
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> 17 anni. Una sera d’inverno. Faceva freddo. Avevo fatto un giro con gli amici. E poi alle 23 stavo aspettando che papà mi venisse a prendere. Di sera in bici in inverno se sei una ragazza si evita si sa. Quindi papà faceva servizio taxi.
> Ero rimasta sola quella sera un pochino in anticipo, non molto, 10 minuti. Aspetto in piazza sotto le luci così è più sicura.
> Passa un gruppetto di ragazzi di qualche anno più grande di me. “Hai bisogno di compagnia?” Sto zitta. “Ehi stai aspettando il principe azzurro? Eccomi!” Sto zitta. Ridono e sembrano perdere interesse. Colgo l’occasione per spostarmi più al centro della piazza, sotto la statua, mi siedo e scrivo a mio padre se sta arrivando. Non riesco a finire di scrivere il messaggio che tornano all’attacco. Non li vedo subito arrivare, mi si siedono vicini. Due a destra e uno a sinistra. Penso che è meglio se non urlo perché altrimenti rischio anche di prenderle. Ci vuole sangue freddo. “Ehi bella, allora hai proprio bisogno di compagnia!” “Hai freddo? Non ti preoccupare ti scaldiamo noi” ridono. Sto zitta. Ma capisco che iniziano a innervosirsi e mi fanno domande più specifiche tipo il nome, dove abito ecc. allora dico che sta arrivando mio padre, per cercare di farli allontanare, ma nulla. Uno dei tre, il primo alla mia destra, mi mette una mano sulla coscia. La tolgo subito e mi alzo per spostarmi, ma non ci riesco. Allora cerco di mantenere il sangue freddo e trovo il coraggio di dire a uno dei tre che sapevo chi fosse e dico in che scuola andava per far sì che capisse che era vero che sapevo chi fosse. In realtà, l’avevo visto un paio di volte davanti a una scuola del territorio con un ragazzo che conoscevo. Non avevo idea di chi fosse realmente.
> Ma fu sufficiente. Dopo 30 secondi si alzarono. E dopo un minuto arrivò mio padre.
> Non vi dico cosa indossavo perché non ha nessuna importanza.
> Andò “tutto bene”. Episodi simili mi sono capitati altre volte. Episodi simili ti costringono a cercare vie di fuga velocemente, fisiche o a parole.
> La verità è che siamo stufe di spray al peperoncino, di dover tenere in mano il telefono se facciamo la strada da sole, di chiedere all’amica di chiamarti per far finta di essere al telefono con il fidanzato, come se per essere libere di camminare per strada da sole dovremmo essere già “proprietà” di un altro uomo.
> Non voltiamo la testa, non pensiamo che si sta solamente esagerando. Facciamo in modo che le nostre figlie, sorelle, nipoti non debbano crescere con il nostro stesso timore di essere aggredite e molestate. Facciamo in modo di non dover più fare il classico discorso di come bisogna stare attente a quali vie frequenti, a come ti muovi, a quali vestiti indossi, a non rimanere sola.
> E ora dico a voi, uomini: siate voi i primi a dire basta, ad essere portavoce di questo messaggio coi vostri amici, colleghi, follower. Non girate la testa pensando che stiamo esagerando e che non spetta a voi parlarne perché non centrate. Pensate che quella potrebbe essere la vostra ragazza, vostra sorella, vostra madre.

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