Metafisica dell’amore e… brugole, quando il coming out è sul palco di un teatro (anche il San Domenico)

Metafisica dell’amore e… brugole, quando il coming out è sul palco di un teatro (anche il San Domenico)

Il luogo è il Teatro San Domenico di Crema, tappa obbligata per chi vuol recitare come si conviene nella nostra amata “città giocattolo” e le attrici sono di quelle che non ti scordi in fretta: Annagaia Marchioro e Roberta Lidia De Stefano.

A fine spettacolo, i complimenti sono d’obbligo per quella che è stata una rappresentazione coraggiosa e ben messa in scena, con la promessa (strappata a Roberta) di risentirci per parlare di alcune cose e offrirle in pasto ai cremaschi che avranno voglia di leggere le righe a seguire. Ecco l’intervista integrale:

Siete state al San Domenico di Crema con lo spettacolo “metafisica dell’amore”, che esperienza è stata?

E’ stata una bella esperienza, anche perché il San Domenico era un teatro che non conoscevamo e dobbiamo ringraziare Maria Elena Pagliari per aver fatto tutto il necessario per farci capitare lì con il nostro spettacolo dal titolo “Metafisica dell’amore“. Voglio quindi ringraziare tutti i partecipanti, che sono accorsi numerosi nonostante la poca promozione fatta all’evento: peccato solo per coloro che sarebbero voluti accorrere, ma non ne erano al corrente.

Per chi quindi non ha avuto il piacere di partecipare… di che parlava il vostro spettacolo?

Lo spettacolo parla dell’amore, da diversi punti di vista. “Amore”, questa parola che ha in sé un significato universale, che dal nostro punto di vista è una legge che, a differenza della vera legge, è uguale per tutti. Uguale sia che si tratti di un “lui e una lei”, sia che si tratti di persone dello stesso sesso. In questo caso siamo due donne e sul palco portiamo e raccontiamo la nostra esperienza.

Molto interessante. Ti va di citare gli argomenti trattati, nello specifico?

I temi sono quelli del “coming out“, del primo incontro, del capire di essere omosessuale, ma in realtà non si tratta di uno spettacolo sull’omosessualità, bensì sull’amore, senza che ci sia bisogno di futili etichette.

 Io ho assistito con la mia famiglia e l’ho trovato un spettacolo molto divertente. Come può una cosa come l’amore, spaventare tanto l’opinione pubblica?

Ovunque abbiamo avuto il piacere di portare lo spettacolo, la gente ha reagito in maniera molto positiva, sebbene in principio ci siamo imbattute spesso anche in sguardi straniti, magari di chi non conosceva noi e la tematica trattata. Anche loro però, durante l’ora di spettacolo, si scioglievano con noi e capivano che a unirci e a unirci tutti vi era il sentimento dell’amore, perché si può benissimo non condividere una scelta individuale, ma bisogna rispettare il sentimento che vi è alla base. A fine spettacolo si ride e la gente si mostra aperta e solidale; se qualcuno poi ci resta male ci spiace, ma davvero non ne comprendiamo il motivo.

Quindi chi vi conosce è con voi. E chi non lo è? Che sia solo ignoranza?

Partiamo dal presupposto che l’essere umano è parte di una complessità; a me piace dire sempre che noi siamo a metà tra la terra e il cielo: cerchiamo di ascendere a Dio, restando coi piedi per terra come le bestie, ma nel mezzo c’è molto. Invece l’idea di ridurre l’istintività, la sensualità, la passione,  la psiche, a qualcosa di ovvio mi suona strana. Io sinceramente invidio chi non si pone mai dubbi, senza problemi e capace di non essere mai diverso da sé stesso, però al tempo stesso sono quelle le persone di cui non mi fido, quelli che più mi preoccupano, perché il non accettare un’umanità che comunque esiste, è come non accettare una parte di sé, spingere verso l’indefinito. Forse l’intolleranza è rivolta proprio alla stessa persona che la prova: quando sento parlare di bullismo nelle scuole o suicidi in ambienti in cui la libertà non è un diritto, mi rattristo molto e capisco che abbiamo ancora tanta strada da fare, sia per i diritti civili, sia verso la comprensione dell’essere umano.

– Ancora oggi molti adulti cercano di rifuggire la propria omosessualità: perché pensi che accada ancora, nel 2015?

Sicuramente ci sono vari tipi di repressione. C’è chi fa determinate cose senza dirlo, il che ricade in una difficoltà nel dichiarare alla società chi si è realmente. Poi c’è un problema che è più grave, un problema sociale, che impedisce all’individuo di vivere bene e per comprenderlo, bisognerebbe interrogarsi su quale ambiente lo circondi (scuola, famiglia, ecc.) e sono certa, comunque, che ci sia un senso di colpa dietro. Se uno non riesce a vivere la propria intimità, si sentirà come se l’essere omosessuale fosse sbagliato, ma questo non è vero: nessuno nasce sbagliato, facciamo tutti parte della natura, esistiamo e già questo spiega come non ci siano errori, che lui abbia tutto il diritto di vivere la sua sessualità. Che gli direi? Beh, goditela: perché sarà difficile, col passare degli anni, trovare persone con le quali fare esperienze.

Per concludere: quando potremo rivedervi a Crema?

A Luglio allo Zanzibar, ma potrò darvi informazioni più precise riguardo giorno e ora, a breve. Porteremo in scena il nuovo spettacolo, dal titolo: “Diario di una donna diversamente etero“. Con il nostro gruppo teatrale, “Le brugole“, trattiamo in maniera comica la tematica dell’omosessualità, perché crediamo sia uno dei modi più efficaci, seppur involontario, di fare politica al giorno d’oggi.

Alessandro Pironti

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