Al Circolo dei Lettori di Torino si è tenuta la premiazione dei vincitori della seconda edizione del Premio Mimmo Cándito

Una bella “festa dell’Informazione” al Circolo dei Lettori di Torino, dove l’altra sera si è tenuta la premiazione dei vincitori della seconda edizione del Premio Mimmo Cándito per un Giornalismo a Testa Alta. Sala esaurita, molta attenzione, discorsi alti che ascolterete se vorrete dal video che a breve andrà sul canale YouTube del Circolo stesso ed è già disponibile sul nostro sito premiomimmocandito.org, dove potrete assistere all’intera serata. Vincitori bravissimi, simpatici e qualcuno emozionato: d’altronde, è impressionante che l’inchiesta che ha vinto, delicatissima, parlasse di suore violentate dai preti. Ospite d’onore il direttore de La Stampa Massimo Giannini, che ha interloquito con i premiati, risposto alle domande e parlato dell’essenza del giornalismo.
Dei Giurati mancavano Vincenzo Vita, trattenuto a Roma da un’influenza, e Simona Carnino, attualmente in Guatemala per un reportage, mentre fra gli ospiti lo scrittore Marco Revelli è intervenuto da casa e ha parlato di Mimmo in termini che hanno suscitato commozione. Il collega e presidente di Giuria Paolo Griseri ha guidato la serata con piglio deciso.
Accompagnamo il comunicato con qualche foto, per darvi un’idea di cos’è stato. Un grazie riconoscente al professor Gian Giacomo Migone che ha ideato il Premio. Un grazie solenne a Elena Loewenthal, direttrice del Circolo e grande e generosa ospite del nostro Premio. E naturalmente grazie alla Giuria e agli ospiti.
Da sinistra: Gian Giacomo Migone, Paolo Griseri, Marinella Venegoni, Marina Forti, Massimo Giannini. Alle loro spalle, Marco Revelli
La giuria della seconda edizione del Premio Mimmo Candito – per un Giornalismo a Testa Alta, composta dal Presidente Paolo Griseri (La Stampa), Marina Forti (Internazionale), Simona Carnino (vincitrice della prima edizione) e Vincenzo Vita (Il Manifesto) ha così votato.
Premio OPERA
Federica Tourn: “Quel prete è uno stupratore”, con la seguente motivazione:
“Sugli abusi sessuali subiti dalle suore e non di rado coperti dalle autorità ecclesiastiche, ha il pregio di trattare un argomento raramente riportato sulle prime pagine dei media, soprattutto in Italia, e il vantaggio della completezza delle testimonianze. Una indagine vecchio stile, che si basa sulla forza del racconto, un meticoloso uso delle fonti e la capacità di scrittura e che, in questo caso, non può, per ovvie ragioni, essere sostenuta da immagini e testimonianze video.
Sullo sfondo il tema delle discriminazioni di genere nella Chiesa Cattolica e in particolare nelle missioni africane. Perché un’inchiesta sulla Chiesa Cattolica è per sua natura globale e coinvolge culture e aree geografiche molto lontane tra loro. Di particolare interesse le testimonianze delle suore che, dall’interno della Chiesa, cercano di denunciare gli abusi e provano a modificare lo stato di cose esistenti. Un ottimo lavoro che merita il premio a un giornalismo d’inchiesta disposto a raccontare verità scomode. Anche quelle di fede.
Menzione
La giuria ha anche deciso di assegnare una menzione particolare al reportage di Daniele Bellocchio sul Nagorno Karabakh. Il lavoro di un coraggioso freelance che si distingue per l’articolata struttura del reportage e la capacità di seguire sul campo nel corso del tempo le vicende di una guerra ormai dimenticata.