Beppe Severgnini, giornalista, scrittore, attore, presentatore, blogger e opinionista, circa un mese fa, in un suo periodico intervento sul Corriere della Sera scrisse un corsivo dal titolo “Se i giovani non amano più le discoteche”, articolo provocatorio i cui contenuti, senza dispiacersene, sottolineavano il momento nero che ha investito il sistema discotecaro italiano. Per provare a capire qualcosa in più e per parlare d’attualità cremasca, della riqualificazione del Mercato AustroUngarico (piazza Trento e Trieste), del Rave che c’è stato e … quant’altro, siamo andati (l’intervista è stata ospitata anche dal settimanale MondoPadano e dal blog FrontedelBlog) a trovare il designer, ma soprattutto Artista e Nottologo Beppe Riboli.
Insomma, è vero o no, che i ragazzi moderni non frequentano più le discoteche? Tra l’altro Severgnini non si rammarica di tale fatto. Anzi…
Storia e tendenze rispondono a cicli, ma non è vero che la disco non tirano, certo non funzionano più le maxidiscoteche di un tempo, ma il mondo notturno è in continua mutazione da almeno 20 anni e ciò fa parte dell’evoluzione naturale della movida. E’ questo il tempo dei lounge bar, dei discobar, dei club abbinati al food cioè: Dinner Show e i Club Restaurant.
Il sistema Ibiza tiene sempre botta?
Certo, l’isola spagnola, Las Vegas, Gallipoli e Mikons rappresentano delle vere e proprio astronavi inaffondabili.
Quindi a te il lavoro non manca?
Lavoro in tutto il mondo, dove è richiesta creatività, quindi non solo clubs. L’universo globale notturno, lo dicevo poc’anzi è in grande fermento, è ripartito, la gente si è rotta i coglioni di stare in casa, ha voglia di uscire e io creo luoghi per loro. A proposito, a maggio la mostra Rebolution sbarcherà a Rimini.
Cosa bolle concretamente nelle tua pentola?
Progetto hotel, motel di cui uno fantastico e top secret, il rifacimento del Capovolto di Montichiari col concept che diventerà un Club Restaurant. E … con l’architetto Poli, ho nell’aria un’idea rivoluzionaria per Crema. Io farò l’artista, lui l’architetto.
Crema e il Cremasco si stanno svegliando?
E’ positivo il Rave con mille persone tenutosi recentemente ad Offanengo (tra sabato 6 e lunedì 8 febbraio, ndr) vuol dire fermento. Vedo giovani ed imprenditori fare e investire e questo è bene.
Hai per caso in mente di tornare a fare politica?
Fare il politico non mi appartiene. Resto un radicale, certo più vicino alla sinistra che alla destra.
Un tuo vecchio pallino, cioè la riqualificazione del Mercato Austroungarico cremasco diventerà realtà…
Per carità nessuna polemica, anzi la notizia mi rende felice, ma il progetto di trasformare quel luogo stupendo nel prolungamento nel foyer del teatro San Domenico è un’ idea ed un progetto mio, anzi nostro, pensato in sinergia con l’architetto Marco Ermentini anni fa, presentato alla giunta precedente e non accettato. Vedremo come riempiranno gli spazi interni e quale qualità del design utilizzeranno. Una bella responsabilità. Complimenti dunque all’architetto Campanella, bravo ad ottenere dopo trent’anni il benestare dalla Soprintendeza delle Belle Arti.
Viaggi spesso, la Paullese com’è ora ti piace?
Vivo a Milano, faccio il pendolare al contrario e beh devo dire che a parte gli otto chilometri della morte, un vero e proprio bancomat tra autovelox e laser, la Paullese è meglio oggi di ieri.
Agli inizi degli anni Duemila in un’intervista dichiarasti che progettavi le discoteche in base alla droga che vi si consumava al loro interno. Lavori ancora così?
Ero giovane, forse anche stupido, quella fu la mia croce e delizia, attirò su di me tante critiche feroci. Oliviero Toscani invece mi fece i complimenti. Quel discorso fu estrapolato da uno scenario ampio e vasto, per me era un input tra i tanti da seguire. Allora i modelli erano due: il Genux, con i suoi raduni da dodicimila (!) persone, quindi droghe popolari e il Sesto Senso, con i cinquecento presunti vips, quindi droga elitaria. Oggi non esiste più questo schema, la situazione è cambiata, la stessa cocaina, costando meno, è considerata di massa.
Che mi dici infine di Rimini, pare depressa la località romagnola…
Si è imborghesita all’eccesso con le grandi discoteche storiche ormai chiuse. Funziona però, con Beach Bar e ciringhiti, posizionati ad hoc sul mare, la Terra di Mezzo, tra Rimini e Riccione. Come mutano i tempi: una volta ragazzi e ragazze uscivano tiratissimi, ora bastano minigonna, pantaloncini e infradito per andare in spiaggia, tanto si beve, si balla, ci si diverte e si scopa lo stesso. Spendendo meno…
Allora in definitiva, il pianeta discotecaro è vivo o no?
Non moriranno mai le discoteche e la movida notturna, cambiamo tempi, modi, usi, consuetudini, ma, come per altre storie, tutto è ciclico. Ergo, pur vessato, tartassato, tormentato e torturato, il business delle discoteche, rivisto e modificato non morirà mai.
Stefano Mauri