Era covid: cosa è cambiato nelle nostre vite?

Era covid: cosa è cambiato nelle nostre vite?

Diciamoci la verità, per quanto la pandemia possa aver scosso le nostre vite e tarpato le ali alle nostre abitudini (sane e meno sane), di sicuro ci ha aiutato ad aprire gli occhi su tante possibilità che nella vita di tutti i giorni non avremmo mai nemmeno lontanamente preso in considerazione. È stato evidente a tutti che il primo periodo sia stato di sofferenza, ma poi ci siamo rimboccati le maniche e così sono nate le esperienze più singolari ed interessanti.

C’è stato l’amante della palestra che, dopo essersi fatto 48 volte tutte le scale del palazzo a diverse velocità, ha deciso che forse era il caso di cambiare esercizio e così, sfruttando le bottiglie d’acqua da due litri che aveva in casa ha tirato su dei pesi fai da te utili allo scopo.

Tantissimi si sono reinventati mastri pizzaioli o panificatori, mandando letteralmente in tilt la vendita di lievito di birra e farina, che venivano centellinati nemmeno stessimo parlando di farmaci salvavita.

Gli amanti degli animali, che Dio ci assista, si sono moltiplicati come funghi quando una delle sole opzioni plausibili per mettere il naso fuori casa era affermare: “Sto portando il cane a passeggio.”

E poi ancora gli amanti del gioco d’azzardo che hanno dovuto irrimediabilmente ripiegare su siti come NetBet slot machine, possibilmente chiusi in bagno per evitare la marmaglia familiare tutto intorno e godersi qualche momento in pace.

Ma ne stiamo davvero uscendo migliori?

La risposta è no. Non tanto perché siamo delle brutte persone che non apprezzano la vita e i suoi piaceri e bla bla bla… Ma perché siamo umani e in quanto tali abbiamo una pessima caratteristica: la memoria a breve termine. Non fraintendetemi, non parlo di cose tipo i pesci che scordano tutto ogni 2 secondi (o almeno così si dice), ma del nostro istinto di sopravvivenza forse troppo spiccato che non ci permette di ricordare quasi più la paura e le sensazioni di angoscia e preoccupazione provate durante il primo mese di lockdown.

Spesso ci vuole un po’ di tempo, è vero, ma poi per l’uomo tutto entra a far parte della normalità, della nuova routine di vita che si crea stando alle regole appena ricevute. Questo significa che, man mano, tornando al quotidiano scorrere delle nostre vite come è sempre stato, anche le abitudini e gli atteggiamenti torneranno quelli pre-lockdown e quindi non saremo di certo persone migliori solo perché abbiamo vissuto un momento particolarmente difficile.

Perché insomma, diciamocelo, non sarà stato stendere una pizza mal lievitata mentre guardavamo la duecentesima replica di Harry Potter a farci scoprire finalmente il senso della vita. O no?

Cosa racconteremo di questo periodo?

Non penso che tutti noi avremo piacere nel ricordare questo periodo, ma chi lo farà sicuramente proverà a smorzare la tensione parlando delle valanghe di serie tv e maratone di film guardati per ore ed ore, delle strane persone riscoperte in casa propria (chiamate anche “famiglia”), dei pranzi e delle cene tutti intorno allo stesso tavolo, dei medici intenti a curare più persone possibile e del tizio che urlava dal balcone “CE LA FAREMO”. Già, probabilmente i nostri nipoti ci guarderanno con aria dubbiosa, ma dalla nostra avremo l’immenso mare di internet ad aiutarci con i ricordi.

Insomma, come i nostri nonni ci raccontavano della guerra e del loro vissuto, facendocelo apparire come uno strano film lontanissimo dalla vita reale, così faremo noi, condendo il tutto con una serie di strani aneddoti personali, risate di cuore e tanta, tanta voglia di tornare ad una vita tranquilla che ancora ci porteremo dietro.

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