“Fine vita: la prospettiva delle cure palliative”. Il Dott. Luciano Orsi relatore al Rotary Club Crema

“Fine vita: la prospettiva delle cure palliative”. Il Dott. Luciano Orsi relatore al Rotary Club Crema

Martedì 15 Febbraio u.s., il Dott. Luciano Orsi – medico palliativista, Direttore scientifico della Rivista Italiana di Cure Palliative, dal 2016 al 2020 Vice Presidente della Società Italiana di Cure Palliative… –  è stato ospite e apprezzato relatore, al Rotary Club Crema sul tema “Fine vita: la prospettiva delle cure palliative”.

L’argomento è di quelli non facili da affrontare ma descrive una realtà con la quale, purtroppo, prima o poi, tutti siamo chiamati ineluttabilmente a confrontarci, per esperienze che coinvolgono i nostri affetti e, un giorno, ci interesseranno in prima persona

Una legge del 2010 ha disciplinato la materia e istituito negli Ospedali il servizio di cure palliative, che a poco a poco si è organizzato in veri reparti ospedalieri. I cosiddetti hospice sono parte integrante di un sistema complesso che punta ad accompagnare il malato nella fase terminale della vita, attraverso un approccio multidisciplinare. La gran parte delle cure palliative si svolge sul territorio; quando è possibile seguire il paziente a domicilio, in ambito familiare.

Il sintomo principale del malato neoplastico è il dolore continuo e ingravescente, che impedisce al paziente una vita di relazione e crea ansia e agitazione anche nei familiari.

Con le cure palliative il dolore viene mitigato e quasi annullato, lasciando al paziente le proprie facoltà relativamente integre, grazie a una multiterapia farmacologica (principalmente basata sulla morfina).

Il controllo del dolore è aspetto terapeutico molto importante ma fondamentale è la relazione che si instaura fra paziente, operatori sanitari e familiari.

La capacità di entrare in relazione con il malato non s’impara sui libri di testo, viene dall’esperienza sul campo e da una predisposizione particolare ad ascoltare, quasi a condividere le preoccupazioni del malato,  per attenuarne l’ansia e le paure. Con questo supporto, anche la famiglia affronta il cammino terminale del congiunto, con la certezza di avere fatto tutto il possibile e ciò attenua la sofferenza per il distacco imminente.

Anche negli hospice, il malato è in camera singola, con tutte le comodità, e si cerca  di creare un ambiente familiare, come a domicilio. Da ultimo, il relatore ha raccomandato, in questo cammino, la vicinanza fisica, fatta di gesti semplici: una carezza, lo stringere la mano….

Ormai le cure palliative sono patrimonio sostanzialmente condiviso, puntando a curare il dolore, eliminando una quota di inutile sofferenza. Qualche sacca di propensione al “dolorismo” resta, come marginale lascito di concezioni che, nei fatti, hanno, razionalmente, sempre meno senso.

Al Dott. Luciano Orsi il ringraziamento corale dei soci del Rotary Club Crema, per aver sviluppato l’argomento con competenza professionale e con tanta umana delicatezza.

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