Sul finire della scorsa, malincolenta stagione, al campo d’allenamento della squadra granata, uno striscione eloquente e molto offensivo, chiaramente, senza tanti giri di parole attaccava, prendendoli marcatamente di mira, tre dirigenti del Torino Calcio.
A finire sul banco degli imputati, condannati da un gruppo di ultras, senza processo d’appello furono Pantaleo Longo, Antonio Comi e Giacomo Ferri.
Ebbene, a distanza di qualche mese, non senza (pur pacate, sfumate e sopite) polemiche, Ferri, fratello d’arte di Riccardo (simbolo dell’Inter che fu) comunque in punta di piedi e senza clamori non è più il team manager del Toro, il suo posto è stato preso da Luca Castellazzi.
E … il leggendario Big Jim, questo il soprannome dell’ex dirigente quando, tempi magici quelli, giocava e infiammava (anziché striscioni di condanna riceveva cori e standing ovation) i tifosi della Maratona, beh, indubbiamente meritava, dalla tifoseria, un altro tipo di commiato e trattamento. No?
Sì poiché avrà pur fatto, in buona fede, qualche svista od erroruccio, ma Giacomo Ferri da Crema, al Torino ha dato l’anima e gli anni migliori da calciatore e, una volta appese le scarpe al fatidico chiodo, nelle vesti di allenatore (settore giovanile e prima squadra), collaboratore, consulente e team manager: chiamato, ecco ha sempre risposto presente correndo verso il suo Toro. La riconoscenza si sa, è risaputo, nel football ahimè è un’illustre sconosciuta, ma Big Jim, per interpretare al meglio il suo ruolo, certamente le ha provate per tutte. Purtroppo è andata male, la società giustamente ha fatto altre scelte, ma il pueblo doveva salutarlo meglio l’ex difensore d’acciaio, che dirigenti, calciatori e allenatori passano, ma Bandiere (meritano massima gratitudine dal popolo) e Torino restano e rimangono. E Giacomo Ferri, nel frattempo tornato opinionista a tempo pieno sulle frequenze televisive di 7 Gold Telecity, è stato, è e rimarrà Bandiera Granata. Piaccia o non piaccia.
Stefano Mauri