L’associazione “Il Filo creativo di Flavia” si unisce alla riflessione di un gruppo di educatori che lavorano presso un centro diurno disabili del territorio di Crema per portare alla luce alcune considerazioni rispetto alla situazione che coinvolge questo tipo di servizio.
L’intento è quello di segnalare la forte preoccupazione nonché l’incredulità di fronte alle scelte di Regione Lombardia, ATS ed ente gestore che non hanno ancora provveduto a disporre la chiusura dei CDD, in seguito al dilagarsi dell’epidemia Coronavirus e a seguito delle ultime disposizioni assunte dalle Istituzioni preposte e dal Ministero della Salute.
Da domenica 8 marzo 2020 infatti tutta la Lombardia è considerata zona rossa e le indicazioni rivolte a tutti i cittadini sono quelle di limitare il più possibile gli spostamenti e i contatti.
L’apertura dei Centri Diurni Disabili comporta spostamenti quotidiani in entrata e in uscita di utenti e operatori e l’assembramento all’interno delle strutture di più persone, caratterizzate tra l’altro da una forte fragilità anche di tipo clinico e tutto ciò non aiuta a limitare il rischio di contagio.
In piena emergenza coronavirus a rischiare maggiormente ci sono anche le persone con disabilità, persone spesso in condizioni di grande debolezza, con scarse autonomie cognitive, fisiche e motorie e dipendenti dall’operatore per molti bisogni; il lavoro in un CDD si basa quindi su una relazione fisica di cura ed assistenza e per questo motivo non sono praticabili i protocolli preventivi proposti dai vari decreti emessi dal governo (ad esempio quella fondamentale di rispettare una distanza di almeno un metro).Queste realtà non sono state equiparate alle scuole e sono ritenute dei “servizi essenziali”; tuttavia, benché fondamentali soprattutto per le famiglie, il loro funzionamento prevede un orario diurno, dal lunedì al venerdì, con chiusure definite durante l’anno come le vacanze estive e di Natale.
Pertanto, a fronte delle fondate preoccupazioni che stiamo esprimendo, a fronte delle disposizioni e delle misure precauzionali che si stanno attuando in tutta Regione Lombardia e per tutte le realtà del territorio, a fronte della situazione di collasso delle strutture sanitarie del territorio, chiediamo ad ATS e Regione Lombardia una riflessione più precisa rispetto ai rischi a cui stanno sottoponendo operatori e utenti (ci sono già casi di operatori ed utenti di centri diurni contagiati) mantenendo l’apertura di questi servizi; chiediamo inoltre che al più presto provvedano, come già hanno fatto altre regioni (Veneto, Emilia Romagna), altri Enti Gestori e altre cooperative del nostro territorio, alla chiusura dei CDD prima di dover far fronte ad ulteriori emergenze anche all’interno dei nostri servizi.