Da sempre l’attività teatrale è considerata non solo un mezzo comunicativo ed espressivo ma anche una opportunità di sperimentarsi e mettersi in gioco.
Una delle principali finalità del Franco Agostino Teatro Festival è quella di contaminare il territorio di esperienze e coltivare piccoli e grandi appassionati di teatro. Ed è proprio da questa peculiarità che è iniziata, in questo anno così particolare e quindi anche così carico di necessità, la collaborazione tra il Franco Agostino Teatro Festival e l’Area dell’Età Evolutiva di ANFFAS Onlus Crema.
L’idea si è concretizzata in una proposta che vede come “attori” protagonisti di un laboratorio teatrale, 6 adolescenti che frequentano il Progetto ZOOM di Anffas. Questo particolare Progetto è rivolto ad adolescenti con disabilità intellettiva e relazionale: consiste in una proposta educativa volta a far emergere le abilità di ognuno attraverso attività di gruppo adeguate alla loro età.
In questo contesto, Damiano Grasselli, operatore che da anni collabora con il FATF, ha iniziato la sua proposta a metà gennaio con l’obiettivo di creare una “storia teatrale” assieme ai ragazzi partendo dalle loro abilità ed interessi. Teatro è condivisione e sperimentazione, teatro è espressione e creazione, teatro è relazione e consapevolezza!
“I nostri piccoli grandi protagonisti sono entusiasti della proposta…” sottolinea il coordinatore dell’Età Evolutiva di ANFFAS Dott. Carrera “…e, assieme a Damiano, Arianna, Gabriele, Greta, Lara, Letizia e Serena ogni venerdì si sono lanciati in questa nuova avventura”
Un’esperienza di crescita e di continui stimoli che sono quanto mai importanti in un periodo così buio in cui i ragazzi tutti, e quelli più fragili in particolare, hanno bisogno di contatti, confronti, scambi. “Abbiamo proposto ad ANFFAS di offrire ai loro ragazzi un’opportunità nuova. – sottolinea la Presidente del FATF Gloria Angelotti – La proposta del Festival è sempre stata quella di regalare esperienze ed emozioni ai ragazzi e ci è sembrato naturale anche quest’anno non lasciare soli i ragazzi, gli operatori, le famiglie attraverso un gesto semplice, piccolo, di quelli che ci contraddistinguono e che sappiamo fare. Alcuni incontri che possono lasciare un piccolo segno, una boccata di ossigeno non solo per i più fragili, Anche per noi tornare, se pur in piccola parte, a programmare qualcosa è stato un modo per vedere la luce.”