Mario Macalli, ex presidente della Lega Pro, è stato ospite a “Calciomercato Live”, programma di Sportitalia condotto da Monica Somma. Ecco le sue considerazioni:
Ci sono stati cambiamenti sostanziali dopo il suo addio?
“Dopo il mio addio e del Consiglio di Lega, c’è la nomina di un Commissario che sta lavorando. Quindi avrà trovato i problemi che avremmo trovato noi. Tocca a lui adesso cercare di risolverli al meglio. Mi pare che fra poco, appena dopo le vacanze, abbiano stabilito che entro il mese di ottobre debbano rifare la governance della Lega. Questo è importante, credo che a quel punto si ritornerà a parlare di una Lega efficiente, di una Lega che ha fatto la storia del calcio italiano e che per volere di qualche pasdaran si è arrivati a una situazione del genere con tutte le conseguenze che in questi giorni stiamo valutando e vedendo”.
Tanti giocatori, ad oggi, non hanno più una squadra e un contratto, perché le loro squadre sono fallite. Come si è arrivati a questa situazione?
“Se ne leggono tante, il calcio è sempre sotto processo quando succede qualcosa. Ci sono aziende che sono sul mercato, sono società di capitali, per legge dello Stato, quindi le regole sono quelle che sono: sono queste per le imprese normali e sono queste per le imprese calcistiche. Solo che per le imprese calcistiche sono meno aderenti alla realtà delle imprese normali. Alcune imprese normali, nella situazione delle imprese calcistiche, hanno i libri in tribunale da anni. Le imprese calcistiche invece sono quelle che invece vanno avanti. C’è stato il caso del Parma, c’è stato il caso del Monza, un anno prima, guada caso, il caso dell’Ascoli, però se voi andate a vedere vi renderete conto che al 90% queste situazioni non sono strane, sono cose che si possono immaginare. Intanto le squadre che retrocedono dalla Serie B, appena arrivano da noi, chiudono bottega. La prima domanda che uno si deve porre è perché. L’indebitamento bancario medio che ha una società di Serie B è di 20 milioni di euro, tanto per gradire, tanto i bilanci sono pubblici. Uno se li va a leggere così capisce qualcosa. Poi vengono da noi, improvvisamente, dopo tre giorni – visto che hanno preso i soldi ed è vero che li hanno presi, un po’ più che in Lega Pro – e chiudono bottega. Perché? Perché i controlli non ci sono mai stati. Perché i controlli che abbiano noi, voluti da noi, non ci sono nelle altre categorie. L’ho detto io o l’ha detto il presidente federale che se si applicano i controlli rigidi in Serie A giocano cinque squadre? L’ha detto il presidente federale. Se ne faccia carico. Invece cosa ha fatto? Per tre anni, fra tre anni ne parliamo. Fra tre anni sa cosa succede? Che l’indebitamento che hanno oggi sarà aumentato di tre volte. Questo succede. Io non ho mai visto un medico che deve curare un tumore, dare un’aspirina. Si cura il tumore, qui non si è mai curato il tumore perché nessuno lo vuole curare”.
Cosa si può fare per cambiare questa situazione?
“Si fanno le regole, è semplicissimo, si applicano. Chi non può fare calcio, sta a casa. Oggi ho sentito: ma chi è con la situazione che mette un milione di euro all’interno di un club di Lega Pro? Che mettono un milione di euro ce ne sono tanti, perché. Il campionato di Lega Pro non è gestibile sotto il profilo del territorio. Non è che non è gestibile perché la Lega sbaglia. Non è gestibile perchè se la piazza ti rifiuta, non hai pubblico e le perdite sono consistenti. Poi le risorse, forse, sono anche mal divise. Io sono riuscito durante la mia gestione – e ne vado orgoglioso – a portare a casa delle risorse che non si sarebbe mai sognato nessuno. I pasdaran attuali che prendono soldi, sono quelli che non avrebbero preso un euro. Ho sentito che una squadra come la Paganese è stata cancellata, ci voleva poco a capire. Se uno scommetteva, scommetteva che sarebbe stata cancellata. Non è una novità di stasera: se tu non paghi l’iva per un certo periodo di tempo e non metti a posto i conti, salti. Perché c’è un controllo, semplicissimo”.
Squadre storiche come Monza, Reggina, Venezia, scompaiono dal calcio professionistico.
“Avete visto? Il Castiglione da dove viene? Dalla Lega Dilettanti o è una società di Lega Pro? Non mi pare fosse una società di Lega Pro. Il Varese da dove viene? Dalla Serie B, non è una società di Lega Pro. Il Grosseto si ritira da un campionato senza debiti. Io non sono dalla parte di Camilli, sono dall’altra parte, ma Camilli è uno che ha sempre pagato tutto. Ha deciso di non giocare più a Grosseto perché aveva problemi con l’amministrazione comunale. Il Barletta, che tutti davano per spacciato, fallito, ha pagato tutti, e sta pagando i giocatori. Sarà il primo a pagare fino a giugno con i soldi della fideiussione. Si sarebbe iscritto il Barletta. Se il Comune all’ultimo giorno ti dice che lo stadio te lo dà a dicembre, perché non vogliono più dirigenti a Barletta, è un problema del Comune di Barletta. Infatti non hanno più la squadra. Poi la Reggina fino a due anni fa non era mica in Lega Pro. E’ il secondo anno che sta in Lega Pro la Reggina e al secondo anno zompa. E’ tornata giù ammalata gravemente dalla Serie B. Il Monza: siamo tutti affezionati a questa squadra, io particolarmente, ma è una squadra che è partita, doveva andare in Serie B, aveva stipendi elevatissimi, giocatori e allenatore con grandi stipendi, guidata da un brasiliano-inglese o quello che è, tipo il Venezia…. Il Venezia è al terzo fallimento, è una malattia che lì ha trovato terreno fertile. Sono tutte squadre che hanno una loro caratteristica, non sono le squadre vere di Lega Pro. Dico una cosa sulla Paganese, la dico da tecnico e non da presidente: io conosco la situazione della Paganese, basta andare a guardare i bilanci della Paganese e si conoscono. Al di là che abbia fatto la fideiussione all’ultimo giorno, questo capita a tante squadre: quando si abbandona la strada maestra – cioè quella in cui alzi il telefono e trovi chi ti risponde, ti dà una mano, ti manda il tecnico e vediamo le cose assieme per cercare di risolverle -, e ci si affida al pifferaio magico o a due pifferai magici, loro suonano e i topi annegano. Loro si sono suicidati, è giusto che si siano suicidati, non hanno più trovato le persone che fino a ieri gli hanno dato una mano, due mani, i piedi, e hanno fatto la fine che dovevano fare, con i pifferai magici. Loro parlavano di governance, eravamo noi il male della Lega, la governance. Adesso vai a fare la governance in un’altra categoria, invece di venire a rompere le scatole per niente a gente che ti ha aiutato fino al giorno prima. Quindi io non ho rimpianti, ho rimpianti perché mi dispiace per ogni singola squadra. Posso nominare cinquanta squadre che stanno benissimo, ma non benissimo perché sono ricche, benissimo perché hanno dirigenze a posto. Vai a Salò a far fallire la Feralpi, vai alla Giana Erminio, al Renate, al Lumezzane o Mantova a fare cose… non puoi farle, perchè non seguono il pifferaio magico. Tutto lì, si seguono le regole e le regole sono quelle che abbiamo fatto noi, non quelle che hanno fatto i pifferai”.
sm