La Cantina del fare bene “Nettare dei Santi”, Eccellenza Milanese che spazia dal Novello alle Bolle di Classe e ai Rossi d’Autore 

La Cantina del fare bene “Nettare dei Santi”, Eccellenza Milanese che spazia dal Novello alle Bolle di Classe e ai Rossi d’Autore 

Sussurro intrigante: questione di giorni, magari stiamo parlando di un fatto già accaduto, e… Benedetta Parodi, la giornalista gourmet famosa per le sue ricette facili e per tutti, lancerà il “Risotto al Roverone”, piatto ispirato, dedicato all’omonimo vino, Rosso epico, mistico e leggendario, naturalmente (ottenuto da un uvaggio di Barbera, Croatina, Merlot, Cabernet Sauvignon) meneghino, quindi Rosso Igp Collina del Milanese, prodotto da uve coltivate, lavorate e imbottigliate a San Colombano, cittadina che sa emozionare coi suoi vini d’autore.

Ritorniamo virtualmente lontano, dalla scorsa estate, per ricordare allorquando, il cuoco, Wine and Food Lover e, soprattutto, attento ricercatore di sapori lombardi, Stefano Scolari, patron dell’Antica Osteria del Cerreto (ah … come si mangia bene da quelle parti tra il Lodigiano, il Cremasco e il Cremonese), ecco giustamente posto’, via social, il seguente, doveroso omaggio a una cantina, sorprendente, fantastica e lombarda e… udite, udite da Leggenda Olimpica.

“ In tema di Olimpiadi ci piace ricordare che il fondatore della cantina “Nettare dei Santi” colui che ha ottenuto di vinificare il vitigno della Verdea, autoctono dei Colli Banini, il Cavalier Franco Riccardi è stato uno schermidore italiano, medaglia d’oro alle Olimpiadi di Berlino nel 1936.
Nato a Milano il 13 giugno 1905 (morto a San Colombano al Lambro il 24 maggio 1968), si mise in luce fin dall’età di 16 anni, allievo della Società del Giardino di Milano. Conquistò più di 50 medaglie d’oro in tornei in Italia e all’estero e partecipò a tre Olimpiadi.
Ad Amsterdam nel 1928 conquistò l’oro nella spada a squadre.
A Los Angeles nel 1932 vinse l’argento nella spada a squadre.
Nel 1936 alle Olimpiadi di Berlino vinse l’oro nella spada individuale e l’oro nella gara a squadre insieme a Giancarlo Brusati, Edoardo Mangiarotti, Giancarlo Cornaggia-Medici, Alfredo Pezzana e Saverio Ragno.
Con le medaglie d’oro ricevette anche la quercia che tuttora svetta davanti all’Oratorio di San Rocco, gioiello bramantesco di San Colombano”.

Già, con questo scritto, rilanciato da Scolari, l’azienda vitivinicola milanese Nettare dei Santi (nettaredeisanti.it) di San Colombano al Lambro,

l’ intrigantissima, unica, affascinante, speciale collina meneghina (il comune conta poco più di 7000 abitanti) consacrata alla coltivazione della vite, via social ha ricordato il passato olimpico del fondatore.

La storia vitivinicola della famiglia Riccardi risale alla fine del 1800, quando le uve coltivate nei vigneti di proprietà venivano vinificate nella vecchia tinaia dell’oratorio di San Rocco a San Colombano.
A quei tempi, il vino ottenuto veniva utilizzato per uso proprio o barattato con altri beni di consumo. Alla fine degli anni 40 Franco Riccardi, dopo aver lasciato l’attività sportiva che lo aveva portato alla gloria olimpica con ben 4 ori nelle gare di spada, decise di trasformare quella che fino ad allora era stata una passione di famiglia in un’attività imprenditoriale, dando nuova immagine al prodotto ottenuto, imbottigliandolo e facendolo conoscere sulle tavole dei milanesi. Successivamente egli inventò anche il nome e il marchio che tuttora identifica l’azienda ispirandosi ai versi di una poesia di Francesco Redi che così recita:

“Io sono il vino che dall’ameno colle del vecchio Mombrione ebbe i natali.
Con l’oro del sol ch’entro mi bolle dei sogni in dolci voli, allargo l’ali.
Mi esaltano i poeti nei lor canti definendomi Nettare dei Santi”.

Si arrivò così agli inizi degli anni 50 con le prime etichette del “Nettare dei santi”, un vino rosso semplice e beverino che rispecchiava la tipicità del territorio. I Colli di San Colombano, carichi di storia e di tradizione, avevano bisogno di produttori che, presane coscienza, rendessero loro nobiltà e importanza, portando sulle tavole, soprattutto dei Milanesi e dei lodigiani, dei vini dall’esuberante freschezza e fragranza e dal profumo intenso.

Alla fine degli anni 60, dopo la scomparsa del padre, il figlio Enrico rilevò l’attività di famiglia e creò due importanti vini che tuttora simboleggiano l’azienda: la verdea la Tonsa e il Roverone.

Nel 1980 Enrico Riccardi trasferì la cantina dal centro del paese alla cima della collina fra i vigneti di proprietà, diventando una delle più affascinanti realtà vitivinicole di San Colombano e insieme alla moglie Giovanna diede grande impulso all’attività investendo tutte le energie nella cura dei vigneti e nella ricercatezza dell’immagine.

Oggi il figlio Gianenrico (applausi è un raro caso italico familiare ove, gli eredi, sono al passo degli avi), con la stessa passione e dinamicità imprenditoriale, dà continuità alla storia vitivinicola di famiglia realizzando nei vigneti (che il vino nasce in vigna), prima ancora che nelle botti, prodotti di qualità, nell’assoluto rispetto dell’ambiente e con lo sguardo sempre rivolto alla qualità e all’innovazione.

Lavorano bene alla corte enologica dei Riccardi, poiché fare il vino innanzitutto è passione e in tal senso è doveroso sottolineare che a novembre matura (disponibile per poco tempo e … subito esaurito) il Novello “Nettare dei Santi” (Croatina, Merlot, Uva Rara), Eccellenza tutta da gustare e insieme alle castagne da lasciarsi emozionare.

Ah … avete mai provato gli Spumanti Metodo Classico, quelli per intenderci con la sagoma del Duomo di Milano stilizzata in etichetta, della cantina meneghina in oggetto?

Domm Pas Dosè, Domm e Domm Rosè, ottenuti (percentuali e quantità variabili in base alla tipologia) da Chardonnay e Pinot Nero, magistralmente in bolle portano il loro particolarissimo terroir con classe e orgoglio, incantando senza stancare, in giro un po‘ qua e un poco là…

Dulcis in fundo, meritano una Standing Ovation il San Colombano Riserva (San Colombano Doc) Mombrione (Barbera, Croatina, Uva Rara, Merlot) ottenuto solo nelle migliori annate e l’omaggio al fondatore Franco Ricciardi (Merlot, Cabernet Sauvignon). Ah … che vini da poesia quelli Nettare dei

stefano mauri

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