Per i ladri e le puttane sono Gesù Bambino

Per i ladri e le puttane sono Gesù Bambino

Marzo è il mese di Lucio Dalla. Oggi è giorno della sua nascita, che diede il nome al suo capolavoro, rimaneggiato anche nel titolo dalle richieste della censura Rai per poter essere presentato a Sanremo, 50 anni e qualche giorno fa, il 24 febbraio 1971. E’ uno di quei brani che tutti conosciamo e riconosciamo a partire dal refrain sulle note del violino.

Fu la canzone che consacrò Dalla al grande pubblico, pur non vincendo l’edizione del Festival e classificandosi terzo (ma quello del 1971 fu un Sanremo da giganti), che fino ad allora restava un cantautore di nicchia, caro alla critica, ma poco alle folle. Una ballata popolare scritta con gli schemi di una poesia, grazie alla collaborazione con la poetessa, illustratice e pubblicitaria Paola Pallotino, nella cornice del buen ritiro di Dalla alle Tremiti. Biografica, ma non troppo, voleva celebrare l’assenza del padre, ma divenne un inno alla dedizione materna.

Nonostante la censura si accanì su termini come “ladri, puttane, bestemmiare” e alle metafore religiose, il tema delle ragazze madri si impose al Casinò (allora sede della manifestazione) e ne seguì un dibattito sociale. Se tutti conoscono la versione originale, meno famose sono quelle proposte in lingua straniera da due meravigliose interpreti femminili (cercatele su youtube, ne vale la pena): Dalida, che libera dai tagli censori, sempre nel 1971, riuscì a mantenere il titolo originale “Jesus Bambino” e Marnia Bethania, che la ribattezzò “Minha Història”. Le traduzioni restano fedeli al significato della canzone di Dalla, rimaneggiando ovviamente frasi e parole, ma vi è frase che viene fedelmente tradotta in entrambe fedelmente ed è quella che ci racconta, con un’immagine di quotidianità, il procedere della gravidanza: “con l’unico vestito, ogni giorno più corto” che diventa il dalidiano “avec sa robe courte, de jour en jour plus courte” e il bethaniano “com seu único velho vestido, cada dia mais curto”.

Stasera Dalla e la sua immortale “4 marzo 1943” saranno ricordati dal palco dell’Ariston con un omaggio particolare, così come ogni anno fa la sua Bologna e come fa ciascuno di noi ogni volta che la riconosce al primo giro del violino trasmessa da qualche radio.

barbara locatelli

Regaletevi 3 minuti di poesia

 

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