Piero Manzoni più che milanese è soncinese. E una mostra lo celebra nella sua Soncino.

Piero Manzoni più che milanese è soncinese. E una mostra lo celebra nella sua Soncino.

Milano produce geni: “tra i Manzoni preferisco quello vero…Piero” cantavano i Baustelle…
Quando oggi, passando in Brera, abbiamo attraversato via Fiori Chiari, un pensiero non poteva che andarci al grande Piero Manzoni, uno degli artisti italiani contemporanei più importanti e provocatori di sempre; un artista che vi ha dato l’opportunità di essere opere d’arte viventi semplicemente siglandovi con la sua firma, che ha racchiuso la circonferenza del mondo in una scatola, che vi ha rubato la michetta da tavola per trasformarla in un’icona artistica immortale …Ma soprattutto un artista che vi ha lasciati con il più terribile dei dubbi:
“ma che davvero la sua ‘merda’ sta esposta nei musei?
(Non è per essere scurrili: stiamo ovviamente parlando della famosissima “Merda d’artista” del 1961, opera oggi quotato intorno ai 300.000€ e visitabile al Museo del Novecento.)
Così postarono via social quelli della pagina social ‘Milanoguida’, ma c’è un però, ed è il seguente: il Manzoni in oggetto è di Soncino (il PopBorgo che Vittorio Sgarbi vorrebbe, giustamente protagonista, insieme a Bergamo e Brescia come capitale culturale del momento), quindi è cremonese.

Non a caso, il meraviglioso Borgo Soncinese, fino al 19 marzo, presso quel gioiello che è il ‘Museo della Stampa’, ospiterà la bellissima mostra ‘La merda d’artista di Piero Manzoni tra documenti e immagini’.

Artista e provocatore geniale, Piero Manzoni, morì d’infarto a Milano a soli 29 anni, i mitici Skiantos, alla sua merda (squarciante produzione artistica) dedicarono una canzone. Già, nel dicembre del Sessantuno, l’autore sigillò 90 barattoli di latta, uguali a quelli utilizzati normalmente per la carne in scatola, ai quali applicò un’etichetta identificativa, tradotta in quattro lingue (italiano, francese, inglese e tedesco), con la scritta ‘Merda d’artista’. Contenuto netto gr. 30. Conservata al naturale. Prodotta ed inscatolata nel maggio 1961. L’artista stabilì il prezzo in 30 grammi di oro zecchino, attraverso uno scambio diretto che non prevedeva la mediazione del denaro, e stabilendo un legame tra valore e oro affine a quello del sistema aureo. Attualmente i barattoli sono conservati in diverse collezioni d’arte pubbliche in tutto il mondo. A Milano, il 7 dicembre 2016, un collezionista privato si è aggiudicato l’esemplare n. 69 a 275.000 euro, compresi i diritti d’asta, nuovo record mondiale d’asta.

stefano mauri

 

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