Possedere una piscina privata è un vero e proprio lusso, anche se molto più diffuso di quanto si pensi. In Italia infatti si stima la presenza di oltre 350 mila piscine private. A poterselo permettere, non c’è dubbio che si tratti di un optional irrinunciabile, ma potremmo definirlo anche un investimento visto che un immobile con piscina aumenta sensibilmente il suo valore.

Ciò nonostante, c’è modo e modo di realizzare questo piccolo sogno. Ovviamente si può costruire una piscina tradizionale, interrata e con base in cemento, che venga sanificata con il cloro, da chiudere in inverno e riattivare in estate. Oppure si può considerare l’alternativa green: le biopiscine.

I vantaggi di una biopiscina

Di cosa si tratta? Parliamo di piscine a tutti gli effetti che assicurano una perfetta balneabilità. La differenza però sta soprattutto nel funzionamento che, come vedremo, avviene in modo spontaneo e naturale. In pratica, una biopiscina cerca di riprodurre un microecosistema acquatico, come potrebbe essere un lago di montagna o qualsiasi altro ambiente lacustre, ma in modo artificiale. Da un punto di vista ambientale, una biopiscina ha un bassissimo impatto, inoltre va a sposarsi con l’ambiente circostante in modo organico. Sotto questo aspetto i vantaggi di una biopiscina sono molteplici e sono stati ben riassunti in questa pagina redatta da una ditta specializzata in queste costruzioni:

 

  • totale assenza di cemento;
  • totale assenza di opere murarie per la realizzazione;
  • utilizzo di materiali ecocompatibili e non inquinanti;
  • elevata sicurezza grazie alla possibilità di inserire spiagge e sponde digradanti (non superano mai i 45°);
  • modellamento delle forme e delle sponde per creare una biopiscina uniforme;
  • unicità delle forme e dei materiali;
  • possibilità di inserimento anche in zone con vincoli paesaggistici e ambientali severi.

 

Quest’ultimo punto è da tenere bene a mente considerato che normalmente una piscina standard richiede un certo numero di autorizzazioni per la messa in opera. I materiali di cui invece è composta una biopiscina agevolano molto questo aspetto. Di norma, basta avviare una pratica edilizia, una Segnalazione Certificata di Inizio Attività (SCIA) oppure una Dichiarazione Inizio Attività (DIA), tenendo conto dei vincoli peculiari di ogni territorio, per i quali è sempre meglio dare anche un’occhiata al regolamento edilizio locale. Ciò detto, nella quasi totalità dei casi sono le ditte specializzate a occuparsi dell’aspetto burocratico, è giusto sottolineare però che questo sforzo risulterà molto più semplice grazie alle caratteristiche delle biopiscine.

 

I materiali

Come abbiamo già detto, nelle biopiscine non si usa il cemento armato. La parte contenente l’acqua ha pareti digradanti che non alterano le caratteristiche geologiche del suolo. Il terreno viene semplicemente impermeabilizzato con un telo in EPDM e uno strato di pietra (prevalentemente quarzi legati con resine indurite). A tutto il resto penseranno i vari organismi che popolano la piscina bio, dalla loro azione scaturirà la cosiddetta fitodepurazione, il sistema di autodepurazione delle acque. Alcuni organismi si occuperanno degli agenti inquinanti, altri dell’ossigenazione, altri ancora penseranno all’intorbidimento e le piante non sommerse faranno da casa a tutti questi agenti. Inoltre è l’architettura stessa di queste piscine ad aiutare la fitodepurazione: sabbia e ghiaia fanno da filtraggio, cascatelle e rivoli d’acqua favoriscono l’ossigenazione. Due eccezioni, a tal proposito, sono: la presenza di pompe meccaniche per velocizzare il ciclo dell’acqua; la presenza sconsigliata di pesci o altra fauna acquatica che si andrebbe a cibare di quei microrganismi così importanti per la biopiscina e il suo funzionamento ottimale.

 

I costi

Sotto diversi punti di vista abbiamo dimostrato che una biopiscina può essere una scelta altrettanto valida rispetto ai modelli tradizionali e, per alcuni aspetti, migliore. Riguardo all’estetica, c’è sicuramente chi non gradisce tuffarsi all’interno di uno specchio d’acqua così “realistico”, preferendo l’asetticità di un impianto standard con tanto di cloro. Bisogna comunque ribadire che nella progettazione di una biopiscina non c’è alcun limite alla fantasia e che è piuttosto difficile trovare una biopiscina che sia uguale a un’altra. Riguardo ai costi, invece, ci sono altre differenze sostanziali. Riguardo alla realizzazione del progetto, la spesa totale dipende dall’importanza di quest’ultimo ma, a parità di metratura, i costi sono grosso modo equivalenti. Ma la manutenzione di una biopiscina costa almeno il 50% in meno rispetto a una standard, perché si regola in modo naturale. Il fattore più esplicativo in tal senso è sicuramente il cambio di stagione. Quando viene l’inverno, le piscine tradizionali vanno chiuse e riaperte con il ritorno del caldo, con pulizia e ricambio d’acqua annesso. La biopiscina, semplicemente, si auto regola e non ha bisogno di molto altro.

 

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