“È proprio vero che voi pensionati avete un bel niente da fare!” Da alcuni anni a questa parte me lo sono sentito ripetere almeno un paio di volte al giorno, a dimostrazione che la mia ristretta cerchia di amicizie è più che mai solida e basata sul libero scambio d’idee.

Mi permetto di dissentire, perché l’affermazione è mal formulata. Non è vero che non abbiamo cose da fare, soltanto che liberamente possiamo decidere quando farle, come farle, se è il caso di farle e, in ultima analisi, perché cazzo mai dovremmo farle, quelle certe cose; che poi non si capisce bene che cosa dovremmo fare. Dunque, mi sono parato il culo di fronte al qualunquismo foderato d’invidia abbandonandomi tra le braccia della pigrizia più sfrenata. I suoi sussurri sono affascinanti: “Le stoviglie da lavare? Ma che vadano a cagare (“vadino” sarebbe più fine, non trovi?) Eppoi, dimmi, che cosa c’è di più voluttuoso di una sana spulciatura di scroto ben sapendo che una mezza dozzina di camicie aspetta il ferro da stiro?”

Sì, sono tuo! Però…

“Sciocchino, ti fai prendere dai rimorsi. Sussù vien qui sussù vieni tra le mie braccia che te la racconto soave. Dimmi, vecchio monello, prima della pensione, che hai fatto per campare?”

Quando la pigrizia ti lecca le orecchie, giuro, è un delirio… Dimentichi anche le zanzare: fate di me quello che volete, tanto non mi gratto!

Per campare ho scritto cazzate su qualche giornale…

Quando la pigrizia ormai ti possiede la mente, allora sei pronto: mi sono creato l’hobby e l’alibi per tacitare le malelingue. Non so giocare a carte, non so giocare a bocce e mi fanno male i piedi per andare a ispezionare i cantieri alle sei del mattino. Io so solo scrivere e ora lo faccio per passatempo, per mio diletto. Scrivo memorie e poesie. Di tanto in tanto, però, mi si inaridisce la vena creativa (l’alibi) e allora faccio un cazzo nell’attesa del ripristino. E nell’attesa medito.

Beppe Cerutti

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