Vita da musicista, il ‘perverso’ meccanismo della Siae

Vita da musicista, il ‘perverso’ meccanismo della Siae

Cerchiamo di capire il meccanismo della Siae per accorgerci di quanto sia perverso già nella sua normale funzione.

La Siae chiede al momento di associazione una somma di 220 euro a titolo di iscrizione e una somma di 90 euro anno che sale a 500 per gli editori per mantenere attiva la condizione di associato, ovviamente chi ha bisogno di iscriversi a più elenchi, e necessita il deposito del nome d’arte o è un editore ha costi ben più alti, e questo indipendentemente dal fatto che si ottengano o meno successi commerciali dalle opere; ma la cosa assurda è che la Siae pretende dagli editori in caso di pubblicazioni, dai gestori dei locali per le esibizioni live, dalle radio e dalle tv dei soldi subito per poter pagare i diritti d’autore.

Come paga la Siae? Paga a distanza di un anno (perché la Siae paga dopo sei mesi a chiusura di semestre)  restituisce solo una percentuale agli aventi diritto (autori/editori), per non parlare delle quote forfettarie richieste ad esercizi commerciali quali i bar, che costituiscono meramente entrate per la sola Siae dato che resta impossibile stabilire a chi girare i proventi, unica nota positiva si riscontra nelle catene della grande distribuzione che copiando il modello estero preparano una loro playlist interna che è in grado di confutare chi sono gli autori meritevoli della ripartizione.

Ora la domanda è: come è possibile che un apparato che dovrebbe autofinanziarsi con i soldi degli associati tramite la quota associativa e godere dell’uso di capitali e interessi per oltre un anno, non contenta decurta pure una cospicua percentuale che supera quella dell’iva per sé stessa e poi non ha più neppure il residuo da dare agli autori? (anche su questo molte domande si pongono ma molti artisti nel 2013 non hanno ricevuto i compensi, solo gli affermati contemporanei hanno avuto il saldo, perché non pagare loro avrebbe significato vedersi sospendere delle entrate cospicue, dal momento che essi possono rivolgersi ad uffici di gestione dei diritti d’autore all’estero).

Posso solo pensare che l’apparato Siae è troppo costoso e come la politica fa sprechi enormi di capitale non suo.

Ora si sa, la voce di chi si occupa in modo professionale di musica, in percentuale è irrisoria e i problemi della nostra società sono molteplici, ma si inizia così il sopruso e la coercizione, con le minoranze, vedi i tagli ai diversamente abili, l’annullamento di varie pensioni di invalidità (alcune con giusta causa ma che si contano sulle dita), l’annullamento delle pensioni Siae, lo smantellamento dell’Enpals, quanti Giuda esistono nelle istituzioni?

Tony Magik

Qui la prima puntata del racconto Siae
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