Davide Lazzari: “Facciamo vino e ricerca anche per portare in giro la cultura di Capriano del Colle. Agostino Gallo, l’agronomo del 500 è il nostro faro”

Davide Lazzari: “Facciamo vino e ricerca anche per portare in giro la cultura di Capriano del Colle. Agostino Gallo, l’agronomo del 500 è il nostro faro”

Seguendo la strada che collega Brescia a Quinzano d’Oglio, a soli 13 km dal capoluogo, si incontra un piccolo altopiano di circa 10 chilometri quadrati, composto da terreni prevalentemente argillosi, che si eleva nettamente dalla pianura Padana fino a 133 metri sul livello del mare. Questo è il Monte Netto: oasi naturale da fiaba e … fascia a ottima vocazione vinicola, coi primi accenni alla viticoltura risalenti al XVI secolo, attraverso una citazione, nella prima edizione de “Le dieci giornate della vera agricoltura e dei piaceri della villa” (poi diventate venti) di Agostino Gallo, agronomo rinascimentale bresciano. Già, in questo trattato di agronomia viene menzionata la coltivazione del vitigno Marzemino (localmente Berzamino) sul Monte Netto ed è proprio da queste fonti storiche che sono partiti studi ad hoc, terminati nel 2001, per recuperare delle varietà locali, caratterizzanti i vini autoctoni.

Tra le poche cantine interpreti di questa viticoltura d’autore, c’è la premiata e premiante Azienda Agricola Lazzari (artigiani agricoltori dal 1890), con sede in Capriano del Colle (via Mella 49 – www.lazzarivini.it): piccolo, vivace, laborioso e costruttivo paese situato a ridosso del Monte Netto. Dal 1993 i fratelli Lazzari hanno puntato appassionatamente sulla specializzazione vitivinicola. Sei i vini prodotti: “Bastian Contrario” ottenuto al 100% con uve Trebbiano, “Riserva degli Angeli” da uve Marzemino, Sangiovese, Merlot e Barbera. Nella fattispecie, il nome è dedicato agli Arcangeli Michele e Gabriele, patroni di Capriano del Colle. “Adagio” (Marzemino, Merlot, Sangiovese, Barbera): l’unico tempo possibile per conoscere il vino. “Barzemì”: Marzemino in purezza: omaggio alle origini.
Dedicato al mitico nonno Fausto, “bianchista” irriducibile, è il “Fausto” (Turbiana in pirezza): l’inizio dell’avventura, il depositario della passione e conoscenza. Le uve si vendemmiano in leggera surmaturazione. “Adamah” è l’omaggio al suolo, all’argilla del Monte Netto che grazie all’uomo lascia un’orma affascinante sul vitigno Chardonnay. E … l’unico Metodo Classico (Bolle da Oscar) Made in Lazzari: Millesimato, esprime al meglio i caratteri di ogni singola annata, affina sui lieviti nella parte interrata della cantina dai 30 mesi in su.

Col fratello, la madre, il padre e gli altri componenti dell’affiata famiglia, Davide Lazzari, studi in economia nel curriculum, beh è l’anima commerciale della bella, laboriosa realtà vitivinicole bresciana affiliata alla galassia della Federazione Italiana Vignaioli Indipendenti (Fivi). E con lui abbiamo scambiato due chiacchiere…

Cosa rappresenta per te fare vino?

E’ salvaguardare, portare in giro, rappresentare, tutelare il nostro territorio. Per questo, in sinergia con varie università, tuttora studiamo la terra e facciamo ricerca: nelle nostre vigne sono passate e passeranno viti e familiari, le terre però sono le stesse. E vanno rispettate, conosciute, conservate e tramandate.

Sai quando decisi di dedicarmi anima e corpo a questo lavoro?

Dimmi …

Nel 2010 dovevo portare alcune nostre bottiglie a un ristorante in centro a Brescia per verificare la possibilità di inserirle nella loro carta dei vini. Per un disguido col titolare mi imbattei in suo figlio, il quale non sapendo dell’appuntamento concordato e non conoscendo l’enologia dei Capriano del Colle, mi congedò in fretta insieme al mio vino. Da quel preciso istante, decisi di seguire le orme familiari dandomi anima e corpo alla cantina per esportare, in giro, Capriano e dintorni.

Il tuo sogno nel cassetto?

Che un giorno i clienti arrivino a chiedere, seduti a tavola, prima di pranzare o cenare, un vino della nostra zona.

Nella vostra sala degustazione, in primo piano, fa bella mostra una copia del volume, vera e propria Bibbia Laica dell’enologia italica, “Le venti giornate dell’agricoltura” scritta da Agostino Gallo.

Beh l’agronomia e la viticultura italica devono tantissimo allo storico agronomo del Cinquecento, il primo a parlare della presenza del vitigno Marzemino dalle nostre parti. E’ un po’ il nostro faro e dovremmo ricordarlo maggiormente Agostino Gallo, magari organizzando eventi dedicati proprio a lui: straordinario protagonista del Rinascimento dell’agricoltura europea. Certamente servirebbero sinergie poi tra privati e pubbliche amministrazioni per recuperare, nella zona del Monte Netto, certi scorci dove lui ha vissuto e operato. Ma questo è un altro discorso.

La vostra mission si divide tra produzione e ricerca, giusto?

E’ fondamentale la ricerca per quanto mi riguarda. Faccio un esempio: tempo fa abbiamo scoperto la presenza di un vitigno misterioso e sconosciuto a bacca rossa tra le nostre vigne. Dopo studi accurati, coinvolgendo vari enti e istituti, oggi lo conosciamo meglio e prossimamente, mah, potremmo riservare sorprese a tal riguardo.

Note a margine: “Le venti giornate dell’agricoltura e de’ piaceri della Villa”, davvero è il trattato, scritto nel Cinquecento, che getta le basi teoriche per una nuova agricoltura, una rivoluzione o meglio un Rinascimento, che sconvolgerà successivamente i sistemi agricoli e porterà ad un netto miglioramento delle tecniche agronomiche. E il fatto che la cantina Lazzari, metta sinceramente il libro storico scritto da Agostino Gallo al centro del villaggio per convinzione e non per moda e marketing, indubbiamente è un valore aggiunto e di merito. Chapeau!

stefano mauri

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