E se fossi tu? Christian di Feo sulle parole del dottor Riccio

E se fossi tu? Christian di Feo sulle parole del dottor Riccio

Mi permetto di inviarvi una mia riflessione rispetto alle parole del Dott. Riccio riportate nelle pagine de “La Provincia” del 9 maggio 2020, qualora siate interessati ad utilizzarla per un vs articolo.
Il testo qui riportato è stato pubblicato anche sul mio profilo privato di FB

https://www.facebook.com/photo.php?fbid=10222421652112776&set=a.10201959695536650&type=3&eid=ARAvr20NG0Waoo9ZPdkoPvABVrUqdQRxNxS3jZMXaYrzHqp4spSY5GyMNnVd5llqWo1QAhZ880QS2atm

E SE FOSSI TU?
L’articolo è del 9 maggio, ma volevo metabolizzare la cosa prima di dire la mia. La verità è che ancora non ci sono riuscito.
Rabbia, tristezza e incapacità di poter fare qualcosa si mischiano tra loro. Quell'”uno su tre” fa spavento perchè, molto probabilmente, ha toccato la mia famiglia.
Non so se avete idea della gravità e della pericolosità delle affermazioni riportate in questo articolo, ma provo a spiegarvelo.
Sia chiaro sin da subito, io non condanno il medico che parla: so che ha dovuto dare il massimo con quello che aveva (e ha) a disposizione.
Il problema non è assolutamente lui, il vero problema è certamente “quello che aveva a disposizione”.
Qua nessun medico c’entra qualcosa, c’entra ciò di cui dispongono e chi glielo fornisce.
Nella straordinaria sanità Lombarda, un medico deve (voce del verbo “dovere”, non “potere”) decidere chi vive e chi no durante un’emergenza.
Nella straordinaria sanità Lombarda, un ospedale in piena emergenza non ha abbastanza ossigeno per poter aiutare tutti i degenti.
Nella straordinaria sanità Lombarda, mia nonna è morta molto probabilmente per scelta di altri in quell’ospedale.
Nella straordinaria sanità Lombarda, mia nonna era probabilmente quel 33%.
Nella straordinaria sanità Lombarda, mia nonna era certamente un numero.
Abbiate qualche minuto di pazienza e vi aiuto a riflettere.
In quell’ospedale è stata ricoverata mia nonna in piena emergenza Covid.
La sera prima ci dicono che è stabile, cosciente e reattiva con l’ausilio dell’ossigeno, nonostante i suoi 92 anni. Ancora non le avevano diagnosticato il CoronaVirus.
La mattina dopo ci chiamano per informarci che era venuta a mancare.
Restiamo increduli. Sconcertati. Incapaci di reagire. Lontani chilometri. Impossibilitati dalla quarantena obbligatoria ad andare a chiedere come sia successo, ricevendo solo notizie via telefono, e, sopratutto, impossibilitati a darle un ultimo saluto.
La “rivedremo” successivamente, chiusa in una bara, dopo che ci hanno detto che non l’avrebbero vestita con un abito decoroso ma sarebbe stata chiusa in un sacco. Avete letto bene. Non vado oltre.
Comprendo l’emergenza, il rischio di contagio, la paura di diffondere il virus, ma l’umanità, almeno in queste occasioni, dovrebbe regnare. Sempre.
Vi racconto questa brevissima storia, non per commuovervi. Non mi interessa. I suoi ricordi mi accompagneranno ogni istante della mia vita, compresa questa orribile vicenda.
Vi racconto questa brevissima storia, per farvi notare che ieri è toccato a chi aveva patologie e/o età avanzate, domani a persone con altri criteri.
Perché il problema non sono l’età e la patologie di queste persone.
Il problema è che in Lombardia, non c’è modo di salvare tutti durante un’emergenza.
Il problema è che in Lombardia, il sistema sanitario in condizioni di emergenza sei un numero, perchè i numeri a disposizione non bastano.
Il problema è che in Lombardia, il sistema sanitario in condizioni di emergenza può decidere se vivi o se muori, perchè non sa darti abbastanza nonostante i 20 miliardi annui investiti in sanità.
Il problema è che in Lombardia, se dovesse tornare questo maledetto virus o un’emergenza ancor più difficile, ad essere “scelti” potrebbero essere non più chi ha patologie o gli over 90, ma anche gli over 80, 70, 60, … insieme ad altri criteri.
Il problema è che in Lombardia, se dovesse tornare questo maledetto virus o un’emergenza ancor più difficile, in quella bara potrebbe esserci chiunque.
Il problema è che in Lombardia, nonostante sia stata la regione più colpita e più popolosa (oltre un sesto della popolazione nazionale), è evidente che qualcosa non ha funzionato: non mi importa se la colpa è della Regione o del Governo, qualcuno dovrebbe pagare per tutto questo, ma difficilmente accadrà.
Il problema è che in Lombardia, non esiste la Lombardia che vi raccontano.
Spero di avervi aiutato a capire che, a di là delle responsabilità oggettive, ora più che mai ognuno deve fare la sua parte.
Spero di avervi aiutato a capire che ogni tipo di prevenzione tutela davvero la vostra vita e quella degli altri.
Spero di avervi aiutato a capire che “l’impiccio” della mascherina e della distanza di sicurezza non sono nulla in confronto al rischio che ognuno di noi o dei nostri cari potrebbe incorrere nelle attuali condizioni.
Rispettare queste poche regole, può davvero salvarci la vita.

Christian di Feo

(Visited 95 times, 3 visits today)