Lgh quotata in borsa? Rifondazione Comunista dice no

Lgh quotata in borsa? Rifondazione Comunista dice no

Lgh in borsa? Ma anche no. Non ci sta Rifondazione Comunista e lo fa sapere con un comunicato firmato da vari esponenti locali del partito: Andrea Serena, segretario cremasco e consigliere comunale a Pianengo; Beppe Bettenzoli, segretario del circolo cremasco; Mario Lottaroli e Camillo Sartori, consiglieri comunali a Crema, Enrico Duranti, consigliere comunale a Sergnano e Enemesio Boschiroli della Lista Grassi di Casale Cremasco. Ecco il testo:

È semplicemente inaccettabile l’ipotesi di quotare in borsa Linea Group Holding avanzata nei giorni scorsi dall’Amministratore Delegato della società all’Assemblea dei Sindaci aderenti ad S.C.R.P.

Linea Group, società per azioni a capitale interamente pubblico, è partecipata, oltre che dal Comune di Crema, dai Comuni di Cremona, Pavia, Lodi e Rovato e svolge nei territori servizi fondamentali quali: la raccolta e lo smaltimento dei rifiuti urbani ed industriali, l’acquisto e l’erogazione del gas metano e la gestione di alcuni impianti di teleriscaldamento, tra cui quello di Cremona, alimentato purtroppo attraverso l’incenerimento dei rifiuti e che andrebbe spento al più presto.

Questi servizi non sono semplicemente attività dei rami d’azienda della società, ma sono invece servizi importanti per i cittadini (in particolare la gestione dei rifiuti) e non possono essere considerati come merci qualsiasi da offrire in pasto ai mercati (mercanti) finanziari o rischiare di divenire preda degli appetiti della malavita.

Se Linea Group venisse quotata in borsa saremmo ancora una volta di fronte alla perdita della sovranità e del controllo sui servizi da parte dei rappresentanti istituzionali eletti dai cittadini. Sarebbe l’ennesima liquidazione di una società pubblica, patrimonio collettivo della storia, della cultura e del lavoro dei territori.

Investitori che hanno come unico fine il valore dei titoli nel mercato finanziario potranno decidere sulla qualità e sui costi dei servizi.

Chiediamo ai Sindaci di non avvallare questa deriva, i servizi loro affidati sono “beni comuni”, non devono essere consegnati alla voracità di finanzieri a cui non interessa nulla della prosperità dei territori, della qualità dei servizi erogati e del futuro dei dipendenti e delle loro famiglie.

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