Diritto di recesso in Scrp terza puntata. Allora riassumiamo. Cambia lo statuto per adeguarsi alla legge Madia. Il presidente della società cremasca reti e servizi Pietro Moro, punzecchiato da Antonio Grassi da Casale ammette che quando c’è un cambio così importante bisogna prevedere anche il diritto di recesso dei soci. Noi che siamo dei rompiballe proviamo a tastare il polso.

Luca Cristiani da Casaletto di Sopra, 570 abitanti e Nicola Marani da Salvirola 1160 abitanti dicono: io me ne andrei. Alziamo il tiro e guardiamo ad uno dei paesi più importanti e popolosi del cremasco: Soncino, 7686 abitanti. Anche Gabriele Gallina, pur se più diplomatico, fa la voce grossa e critica.

Purtroppo da qualche anno la natura sostanziale di SCRP si è modificata. È chiaro a tutti che a livello formale è una società di capitali e quindi dovrebbe agire con le logiche di maggioranza e minoranza. Ma nella sostanza, anche perché proveniente dagli originali consorzi costituiti per gestire insieme dei servizi, si era sempre posta nei confronti dei comuni soci come una risorsa e mai agendo a maggioranza e in modo impositivo.

Usa una immagine suggestiva:

Da qualche anno, vuoi per la presenza di sindaci che hanno “la prova di forza” nel DNA, ha perso la natura di sintesi istituzionale del territorio e si è imposta come strumento al servizio di pochi comuni per perseguire i propri interessi.

Poi le domande fondamentale del dibattito se la fa lui:

A questo punto la domanda sorge spontanea e non solo per i comuni piccoli, ma anche per quelli grandi: che vantaggi si hanno ad essere soci di Scrp? Conviene mantenere le partecipazioni societarie in Scrp o è più opportuno che le quote siano solo dei comuni che davvero la governano? Queste sono domande che molti comuni si stanno ponendo tra cui anche Soncino.

Emanuele Mandelli

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