Wu Lei, dalla Cina con furore per chiudere il Ghislandi

Siamo giunti alla conclusione del XXXII Festival Pianistico Internazionale “Mario Ghislandi” alla sua terza serata con la pianista cinese Wu Lei che presenta un programma interessante e molto impegnativo. L’incontro si apre con una pagina di epoca rococò, di Haydn, austriaco, autore di 52 sonate per pianoforte.
Le prime , nello stile viennese preclassico, ricordano la suite e manifestano l’influenza di Carl Philipp Emanuel Bach, mentre le ultime rivelano, soprattutto nell’invenzione melodica, l’influsso di Mozart. – Noi ascolteremo la Sonata XVI:31 per passare poi alla Sonata op 22 di Ludvig van Beethoven. – Le 32 sonate per pianoforte di Beethoven sono fondamentali per l’evoluzione di questa forma; infatti l’autore vi apporta innovazioni formali e stilistiche, invertendo l’ordine dei tempi, introducendo lo scherzo, adottando il contrappunto libero o imitato,ampliando gli svolgimenti, innovando il concetto di
variazione. –
La sonata in Beethoven diventa una sorta di autobiografia spirituale. – Ed eccoci al grande compositore russo Piotr Ilic Tciaikovsky, la cui musica rispecchia una fase storica del romanticismo europeo, quando gli ideali eroici e l’entusiasmo morale cedono il passo agli annunci del decadentismo. La produzione di questo autore è sempre stata accolta dal favore entusiastico del pubblico, soprattutto quella sinfonica e i balletti, ma non ha sempre ottenuto valutazioni altrettanto positive. Wu Lei propone Dumka op 59 di ispirazione popolare. –
Quindi , sempre restando in area russa, verrà eseguita una composizione di Sergei Rachmaninov, ossia le Variazioni op. 42 su un tema di Corelli e, per finire, Java Suite di Leopold Godowsky, scritta nel 1925, ispirata all’isola visitata durante i suoi viaggi in Asia. E’ una raccolta di dodici brani e Lei ha scelto i primi due, Gamelan e Wayang Purva. .
Per chi, come me, ha avuto la fortuna di conoscere Mario Ghislandi sarà emozionante ricordarlo in quest’ultima serata della rassegna a lui dedicata. Vorrei accennare affettuosamente ad alcuni aspetti indimenticabili della sua personalità semplice e magnetica, drasticamente lontana da ogni forma di divismo e dagli atteggiamenti eccentrici di certi artisti, sottolineando il suo prodigioso virtuosismo, ma soprattutto, la sua sublime sensibilità di interprete, dallo stile denso di emotività e di avvincente capacità di conquistare chi lo ascoltava. – Per Mario la musica è stata un’avventura dell’anima.
Eva Mai