Ah … come scrive bene Antonio Bozzo, vera, sincera e bella ginestra in quel deserto che è il virtuale: Chapeau!

Ah … come scrive bene Antonio Bozzo, vera, sincera e bella ginestra in quel deserto che è il virtuale: Chapeau!

Mio figlio Francesco mi sta facendo la foto mentre scrivo e io mi sento proprio inadeguato perché non so che cosa scrivere. Francesco è fotografo, ha le sue idee di composizione dell’immagine. Mi ha detto che si sta ispirando al ritratto di Marcel Duchamp, realizzato da Ugo Mulas (è sempre una buona idea riferirsi ai Maestri). Io, scrittore di Camomille per diletto, e per padron Zuckerberg, non so proprio che cosa mettere, in questa Camomilla. Ma mi perdono, fossero questi i peccati. Mi perdono anche per aver acceso un sigaro, in casa. I pochi che fumo, da non fumatore, anzi da ex fumatore (ultima sigaretta oltre vent’anni fa) li spipacchio fuori, nel gomitolo di strade qua attorno. Finito il sigaro, data aria all’ambiente, torno a un’attività più semplice che scrivere: leggere. Lo so, qualcuno (forse Borges?) ha detto che leggere è più complicato, ma io non ci credo. E fra un minuto, salutato e ringraziato Francesco per la foto, riprendo a leggere i racconti di Cechov. Ero su una pagina dove un ragazzo, impiegato al telegrafo di una ferrovia nella Russia più remota, stupiva gli amici, nelle pause accompagnate dalla vodka, catturando e mangiando mosche. Hanno un piacevole sapore asprigno, un po’ come il sigaro che sto spegnendo.

Così postò via social sulla sua pagina Facebook nei giorni scorsi il giornalista Antonio Bozzo, vera, sincera e bella ginestra in quel deserto che è il virtuale: Chapeau!

Stefano Mauri

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