Braviario laico, linguaggi

Braviario laico, linguaggi

La più grossa l’abbiamo letta verso le 21 di domenica sera, 18 maggio: “Eroi in parata”. Chi sono? I giocatori di una squadra di calcio che si chiama Juventus e che per il terzo anno consecutivo si è aggiudicata il titolo di campione d’Italia. Celebrazione trionfale per le strade centrali dell’ex capitale sabauda alla maniera dei grandi condottieri romani di ritorno dalle loro (quelle sì) memorabili imprese. Tutte d’accordo le pagine sportive (e non solo) dei maggiori quotidiani nazionali: “Sono entrati nella storia”.

Siamo ancora alle solite: rincoglionire la gente cambiando il linguaggio. Un tempo si era un poco più pudichi, senza per altro trascurare di solleticare l’orgoglio locale. Basta sfogliare il vocabolario: per esempio primato, superiorità, supremazia, egemonia ma anche un ormai digerito inglesismo come record, che in termini sportivi potremmo tradurre come “migliore risultato”.

Ebbene, tutto questo ormai non basta più perché oggi se non entri nella storia…

A quando la prossima frase fatta?

P.Odalico

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