Caffè Letterario, la comicità surreale di Muzzopappa nel testamento più divertente che c’è

Caffè Letterario, la comicità surreale di Muzzopappa nel testamento più divertente che c’è

Caffè Letterario. Lunedì 17, ore 20,45, in sala Cremonesi del S. Agostino, ingresso libero

La comicità surreale di Muzzopappa
nel testamento più divertente che c’è

Durante la serata si terrà la premiazione
del concorso letterario per studenti indetto con Fatf e Soci Coop

Shakespeare ci insegna che una commedia può includere una tragedia mentre non può essere il contrario. E Woody Allen spiega che a un certo punto gli umoristi devono scrivere una commedia seria. Questo mio è il tentativo di seguire i consigli di entrambi, cioè faccio i conti con la tragedia della vita, la morte, però da un punto di vista comico». Francesco Muzzopappa, giovane scrittore umoristico cult, racconterà il suo nuovo romanzo «Sarò breve» (180 pagine di testamento tra l’agrodolce e il surreale di un uomo prossimo alla morte: 180, già nel titolo c’è del comico, no?) al Caffè Letterario di Crema che, lunedì 17 aprile si terrà eccezionalmente alla sala Cremonesi del Centro culturale Sant’Agostino, con inizio alle 20,45 e ingresso libero.

Si terrà in quella sede perché si tratta di un appuntamento eccezionale, che verrà trasmesso in diretta sul canale youtube del Franco Agostino Teatro Festival in quanto durante la serata si terrà la premiazione Concorso di Scrittura Creativa ‘Tutto scorre’ (organizzato dal Fatf in collaborazione con il Comitato Soci Coop di Crema e con il Caffè Letterario) che ha visto arrivare racconti da tutta Italia.

Dopo la premiazione, Muzzopappa presenterà il suo libro conversando con Rachele Donati De Conti e l’accompagnamento musicale di Clarissa Demurtas e Matteo Bacchio.

Come per tutte le manifestazioni del Caffè Letterario, anche questa è stata resa possibile dal contributo delle aziende che sostengono l’associazione culturale: Associazione Popolare di Crema per il territorio, Banca Cremasca e Mantovana, Sparkasse, libreria La Storia di Crema, il quotidiano La Provincia di Cremona e Crema Icas di Vaiano Cremasco.

E veniamo al libro. Un testamento «perché è la resa dei conti, è forse l’atto più liberatorio dell’intera vita, forse il momento in cui possiamo permetterci di essere noi stessi al 100% senza temere vendette, ritorsioni e ripicche. E soprattutto, le ultime volontà non prevedono un contraddittorio». A redigerlo è Ennio Rovere, che ha impiegato l’intera esistenza a costruire un sogno e ci è riuscito mettendo su un mobilificio di successo in Brianza. Una vita non sempre facile, ha avuto amori più o meno fortunati, mogli più o meno fedeli, figli più o meno litigiosi, collaboratori più o meno capaci. Ora ha finalmente l’occasione di rimettere tutti a posto: dalla prima moglie all’esuberante donna di servizio, dal figlio minore allo zelantissimo autista, dal dentista al cane devoto. Con la scusa di distribuire equamente il suo patrimonio, ripercorre per iscritto la propria esistenza, intrecciando dinamiche familiari e lavorative, premiando quanti davvero hanno meritato il suo affetto e punendo senza pietà tutti gli altri, senza risparmiarsi neppure nel giudizio. «Il sarcasmo, il tono caustico, la mancanza di argini e la mole esagerata di ricordi aggrappati saldamente alla mente di Ennio – spiega Muzzopappa -, contribuiscono a creare un testo che è una via di mezzo tra una saga famigliare e una lunga lettera d’addio, con quelle stilettate di humour nero che adoro in Mel Brooks, quei colpi in punta di fioretto che sottolineo in Patrick Dennis, quelle falciate a colpi di machete che amo in Fran Lebowitz».

Un raccolto agrodolce condito con molte salse. Lo sfondo comico è permeato di battute molto perfide di stampo britannico, fatto di sottintesi in cui il lettore deve accendere il cervello per capirle. «Si ride molto di testa, e questa è forse la mia dannazione: i libri che restano per me sono quelli che fanno ragionare anche sulle battute». I giochi di parole che spesso impiega sono invece la base dell’umorismo italiano; il sarcasmo che dispensa a piene mani è di stampo americano, «che poi è quello che riscontriamo molto spesso nelle serie tv». Infine, ma non da ultimo, c’è l’umorismo ebraico, «quello autolesionista che permette di fare i conti con noi stessi, abituati come siamo, anche attraverso i social, a prenderci sempre troppo sul serio».

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