L’albero e io, una cerniera a Cumignano sul Naviglio

L’albero e io, una cerniera a Cumignano sul Naviglio

Gli  alberi sono come le persone... Basta saperli osservare con un filo in più di attenzione per accorgersi che le differenze tra noi e loro sono minime. Di recente ho letto Le voci del bosco di Mauro Corona e sono rimasto stupito nello scoprire che anche lui paragona il carpino, il maggiociondolo, l’abete ed altre piante della sua montagna ai caratteri delle persone: essendo lui anche scultore del legno, ne descrive la resistenza e le proprietà di quest’ultimo nel lasciarsi lavorare dalle mani dell’uomo. Si scopre dunque che esistono legni forti, che si oppongono con tenacia ai colpi delle manere dei boscaioli che vogliono abbatterli o anche allo scalpello dell’artista che ne vuole fare una statua dalle forme dolci ed arrotondate; e poi esistono legni più fragili che si arrendono facilmente al proprio destino. Il paragone con le persone è presto fatto: chi è forte stringe i denti e non la dà vinta facilmente al nemico, chi è debole si adegua.

Ma anche la crescita ci accomuna a loro: oggi le persone sono talmente distratte dalla propria quotidianità che anche quando decidono di farsi una passeggiata in campagna hanno la testa ancora a casa oppure al lavoro. Per me non può esistere modo più sbagliato per potersi rapportare con quel poco di natura che ancora circonda timidamente le nostre città e i nostri piccoli paesi. Sulle nostre strade di campagna, anche se ormai sempre più di rado, si possono trovare ancora dei filari di pioppi a formare dei boschetti dalle più svariate dimensioni. Bene, fermatevi un attimo: osservate bene i tronchi e le cortecce di ogni singola pianta da quando spunta dalla terra fino alla cima. Vedrete pioppi dalla corteccia liscia, senza nemmeno un piccolo nodo e ben eretti e sulle proprie radici: questo significa che la pianta è cresciuta bene, la natura è stata clemente con lei. Ma non sempre è così; basta spostarsi di qualche passo e vi potreste imbattere in un pioppo che, dalla base sino a circa un paio di metri, ha come una ferita nella corteccia che lascia intravvedere il legno vivo sotto si essa, spesso bucherellato dai tarli che avranno vita facile qui per scavare quelle profonde gallerie che diventeranno le loro tane. Poi, ad alzare lo sguardo, magari si nota che la cima è ricurva su sé stessa o che vi sono biforcazioni irregolari lungo lo sviluppo del tronco: questo, invece, è segno che il vento, quando questo pioppo era più piccolo, è riuscito a spezzarlo e lo squarcio alla base non è altro che una “cicatrice” che il legno sviluppa per poter permettere alla pianta di crescere, anche se non bella e ritta sulla schiena come sua sorella vista pochi metri più indietro. Anche in questo caso il paragone con noi è più che scontato: chi non è cresciuto nella spensieratezza e nella felicità che chiunque merita (specialmente quando si è bambini) è difficile che riesca a nascondere le proprie ferite ancora aperte o le proprie cicatrici.

Oggi pomeriggio, durante una passeggiata con un’amica lungo gli argini del Naviglio che attraversa il paesino di Cumignano, mi sono fermato davanti ad un pioppo che davvero mi ha lasciato a bocca aperta: purtroppo per lui, non è stato fortunato come i tanti suoi compagni del filare e mostrava la sua profonda ferita nella corteccia alla base. Qualcuno di buon cuore se n’è accorto e ai bordi di questo squarcio ha scolpito “i dentini” (con un altro termine non saprei proprio come definirli) di una cerniera e sopra ha fissato una zip perfettamente riprodotta in un legno decisamente più scuro rispetto al quasi accecante bianco del pioppo. Non ho potuto far altro che rimanere un attimo in silenzio di fronte a un atto di così profonda bontà verso quella sfortunata pianta e, ovviamente, scattare una foto per poter condividere con voi lettori qualcosa che è riuscito ad emozionarmi davvero tanto.

Non so chi abbia scolpito la misteriosa cerniera, sulla zip ho trovato solo una “L” incisa che dice poco o niente… Non so se accadrà mai o se è solo quella parte della mia immaginazione ancora rimasta ferma lì a quando ero un bambino, ma mi piace pensare che con il tempo quel pioppo riesca a chiudere la sua ferita, rialzare la sua cima per poter guardare meglio all’orizzonte e sorridere inseme ai suoi fratelli del filare… Sognare non costa niente e ogni tanto è giusto farlo.

Pier Solzi

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