Leo Pappalettera: “Che tempi quelli dello Skipper con Massimo Martelli Dj”

Leo Pappalettera: “Che tempi quelli dello Skipper con Massimo Martelli Dj”

Barman, barista, oste: tutto questo e tanto altro ancora è il mitico (è veramente una leggenda vivente della cosiddetta Crema da … Bere, ndr) Leonardo (foto di Mike Antonaccio, ndr), o meglio… Leo (fratello e padre d’arte, che appunto fratelli e figlio fanno bene lo stesso mestiere) Pappalettera è l’icona istituzionale dei baristi cremaschi. Lui che essendo pugliese di Trani (ah … come è buono il Moscato di quelle parti) cremasco non è. E con lui al bancone del “Caffè Pappalettera” (dove oggi lavora insieme al figlio Filippo detto Pippo, ndr) volentieri abbiamo scambiato quattro chiacchiere.

Quando sei arrivato a Crema, capitale del Granducato del Tortello?

Era l’undici settembre del 1960.

Come mai sei finito proprio sulle cremasche rive del fiume Serio?

Perché in terra cremasca viveva già una mia zia.

Immagino tu sia salito al Nord dalla Puglia per cercare lavoro…

Esattamente a casa facevo l’agricoltore: raccoglievo pomodori e olive. Poi con la mia famiglia ci trasferimmo in Lombardia.

Quando inizi la carriera dietro a un banco bar?

Appena arrivato trovai un posto in via Racchetti nell’allora osteria Bellomo.

E’ quindi da lì che inizia la tua leggendaria epopea da barista?

Sì inizia tutto praticamente all’ombra del campanile del Duomo dato che in seguito, nella fattispecie coi miei zii arrivo al Nazionale in via XX Settembre in zona Santa Trinità per poi approdare, stavolta coi miei fratelli Domenico, Pasquale e Nicola al Verdi.

Siete stati insomma voi Pappalettera a lanciare il mito del Caffè Verdi?

Diciamo che noi contribuimmo a far affermare un bel … localino che già esisteva e funzionava.

Sbaglio o hai gestito anche la discoteca di via Diaz a quei tempi conosciuta come Skipper?

Non sbagli e che tempi furono quelli. Sai che facevamo sempre il tutto esaurito e il Divina di Milano soffriva la nostra concorrenza. Con me alla guida dello Skipper c’erano i fratelli Massimo e Brunello Martelli ed Ernani Robesti.

Ma è vero che Massimo Martelli faceva il Dj della popolarissima disco nostrana?

Sì è verissimo e credimi, professionalmente parlando quelli furono i migliori dieci anni della mia vita.

Poi arriviamo all’ epopea del Bar Teatro, quando però il caffè in oggetto era ubicato ancora in quella romantica porzione di immobile (oggi c’è una banca da quelle parti) che ai bei tempi che furono ospitò proprio il teatro…

Con mio fratello Pasquale nel 1985 iniziammo l’avventura in quello che ancora oggi considero il più bel bar nel quale ho lavorato.

Dulcis in fundo l’esperienza all’attualissimo Caffè Pappalettera in via Ponte della Crema…

L’ho aperto nel 1998 e oggi sono orgoglioso del fatto che mio figlio Filippo sia tornato a lavorare con me. Qui dal niente, dato che prima c’era un garage, un’officina, siamo riusciti a lanciare un bar ora avviatissimo.

Sei a Crema da una vita. Cosa pensi della realtà locale?

Sono cremasco e amo i cremaschi, bella gente da cui ho avuto tanto. Parlo addirittura il vostro dialetto e … oltre alla Juve tifo Pergo, sono un “cannibale”.

Ti piacciono i Tortelli Cremaschi?

Naturalmente e li abbino a un bel Pinot Nero vinificato in rosso.

Dal settembre 1960 a oggi come è cambiata la realtà cremasca?

E’ passata una vita e di conseguenza tutto è cambiato. Basta pensare che siamo passati dai tempi del quartino di rosso con foiolo e trippa al Gin Tonic più evoluto e ricercato. Ma la mia Crema, oggigiorno forse un pochino troppo commerciale, beh mi piace sempre. E mi piacciono, ripeto, i cremaschi.

Siamo buoni bevitori da queste parti?

Sapete apprezzare la qualità ed è così da sempre: merito della buona influenza che la vicina Milano esercita.

Hai un sogno nel cassetto?

Mah vorrei dedicarmi esclusivamente a caffè, panini e brioche evitando dunque di lavorare di sera. Ma anche aprire un locale tra le Dolomiti che adoro non mi dispiacerebbe.

Se potessi tornare indietro nel tempo rifaresti tutto?

Senza ombra di dubbio la risposta è affermativa, ergo sì ritornerei indubbiamente a Crema.

Voi baristi siete un pochino come il prete confessore: ne vedete e sentite di tutti i colori…

E sappiamo soprattutto mantenere certi segreti. Scherzi a parte, chi vuol fare questo mestiere deve saper stare in mezzo alla gente, imparare a comunicare e sorridere sempre.

Se non avessi dettato mode e tendenze della Crema da Bere negli ultimi sessant’anni cosa ti sarebbe piaciuto fare?

L’agricoltore ma ribadisco che anche potendo così per gioco e per finta ripartire… inizierei nuovamente facendo l’oste nel Cremasco.

Chapeau alla famiglia Pappalettera e al leggendario Leo che … ottimi e affermati baristi non si diventa: si nasce. E Leonardo, i suoi fratelli e il figlio … lo nacquero.

Stefano Mauri

 

 

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