Perchè il metal (anche quando non centra) continua a fare più paura dell’Isis

Perchè il metal (anche quando non centra) continua a fare più paura dell’Isis

Esistono dal 1998 e mai avrebbero immaginato di diventare famosi, intendo davvero famosi. Si va bene. Purtroppo è una fama tragica e che ancora non è ben chiaro quali conseguenze avrà su di loro, ma anche sulla musica in generale. Parlo degli Eagles of Death Metal, la band che stava suonando al Bataclan di Parigi la sera di venerdì 13 novembre 2015.

I fatti li sappiamo tutti. Un commando di terroristi del Isis fa irruzione nella sala concerti parigina dove ci sono circa 1500 persone che stanno seguendo il concerto della band americana. Alla fine i morti che rimarranno sul terreno saranno 89. Tra cui anche alcuni membri dello staff del gruppo.

Questi i fatti riportati in maniera scheletrica e brutale. Dal giorno dopo però inizia un triste ricamo sul fatto. Lo fanno alcuni fondisti italiani, anche di peso come Aldo Cazzullo sul Corriere della Sera o Giuliano Ferrara su Il Foglio ma anche la Gazzetta. Nel raccontare i fatti ricamano sul nome della band, Eagels of Death Metal, le aquile della morte di metallo, e sul brano che stavano suonando nel momento dell’irruzione, Kiss the devil, bacia il diavolo.

Ora visti così, solo con nomi e titoli, i fatti potrebbero far pensare ad un irruzione terroristica ad un concerto di metal estremo proprio mentre viene eseguita una canzone maledetta che inneggia al demonio. Infatti su alcuni sedicenti siti di radicalismo cattolico questa è la fotografia che viene data. E insomma tra le righe, ma neppure troppo, c’è questo messaggio: insomma un po’ ve la siete cercata. Inneggiata alla morte e al demonio.

Detto che, anche se fosse, ma non è, con la musica non si capisce perché si cade sempre in questa dicotomia. Se canto di cose nichilistiche e di cose horrorifiche sono un malvagio. Chissà perché nessuno si sogna mai di dire la stessa cosa di un regista di film horror o di uno scrittore di noir. Sarebbe come dire che Stephen King o Quentin Tarantino sono dei pazzi sanguinari. Ma qui in discorso porterebbe molto lontano.

Porterebbe ai genitori che si spaventano solo perché nelle camerette dei loro pargoli stanno appesi poster degli Slayer, che poi magari se siamo anglofoni e gettiamo un ascolto ai testi degli Uccisori sentiamo cose inneggianti a nazismo e bestialità varie e insomma. Dire che si tratta solo di un sano sfogo, cosi come i videogame, i film, i libri, sarebbe semplice. Ma mai come adesso è evidente. Ai terroristi islamisti viene vietata proprio la professione di ogni forma ludica di intrattenimento. A morte la musica e il cinema.

Ma tornando ai fatti del 13 novembre. Mai gli Eagles of Death Metal avrebbero immaginato di diventare famosi. In fondo sono solo un progetto collaterale ad altre band ben più quotate come Kyuss e Queen of the Stone Age, che dal 1998 ad oggi ha pubblicato 4 dischi. Il nome, che parrebbe richiamare una delle forme più estreme di heavy metal, in realtà è un cazzeggio si racconta nato in una discussione tra ubriachi.

Una discussione in cui uno dei futuri membri della band cerca di convincerne un altro che i Poison siano un fighissimo gruppo di death metal. Probabilmente pensando ad una misconosciuta band tedesca che portava quel nome. Ma per tutti i Poison sono i tamarri glamster di Los Angeles che fanno rock alla Guns’n’Roses ancor più leggero. Quindi la risposta fu: ma dai, i Poison sono gli Eagles del death metal, si il riferimento è alla band soft cuntry rock di Hotel California, quanto di più innocuo si possa pensare.

Un ossimoro per dire che non poteva essere così. Un sano controsenso. Da qui il nome della band che propone una musica che è la rappresentazione del nome un impossibile miscuglio tra country, rock, blues e metal. Un sano mischione divertente e folle, così come le loro canzoni e i loro testi. Raffinati giochi di parole da cazzoni. Basti dire che nell’ultimo disco propongono una delirante cover di Save a Prayer dei Duran Duran.

Ne da una traduzione capibile Michele Serra su la sua rubrica L’Amaca su La Repubblica il 19 novembre dicendo che in italiano sarebbe traducibile come per dire I Pooh del Punk…

Ora qualcuno, nel caso in un articolo tradotto dall’inglese su Il Post, ha azzardato che dietro alla scleta del locale ci fosse anche la presenza di una band con quel nome di satanismo, morte, metal e non da ultimo americanismo (l’aquila dopo tutto è il simbolo degli Usa). Da li sono seguiti tutta una serie di deliri complottistici sul fatto che si attacchi il metal in quanto tale, la band che aveva anche risposto fanculo a Roger Waters che gli chiedeva di non andare a suonare in Israele, il locale ebreo. Insomma il solito complotto antisemita. Il millesimo. Addirittura quello delle scie chimiche rincara la dose dicendo che la morta italiana, Valeria Solesin, non esista. Sia una false flag per farci impietosire in Italia davanti alla strage.

Che il locale sia stato scelto solo perché poteva essere molto affollato , in centro, la sera della partita (che pare visto i tre kamikaze dovesse essere il fulcro dell’attentato) non viene in mente a nessuno. Così come che se nel mirino ci fosse stata soprattutto la band i primi colpi sarebbero stati esplosi verso il palco e non sulla folla inerme.

Ora. Lungi da me voler fare un pezzo di analisi politica internazionale. Posso solo dire che non li avevao mai troppo ascoltati e adesso come gesto solidale mi prenderò il loro ultimo disco. E posso solo dire che mi lascia davvero basito vedere come nel 2015 ancora una volta su faccia la brutta assonometria metal=violenza. Una cosa che chi ascolta questo tipo di musica si trascina appresso come una condanna da quando era adolescente.

Ma vorrei ricordare a tutte le mamme del mondo preoccupate per gli ascolti dei figli che nessuno di loro è mai diventato un terrorista. La musica è l’unica forma di fanatismo sano. Passatemi questa forzatura. Infatti il primo disco degli Eagles of Death Metal si intitolava Peace Love e Death metal. Si, erano e speriamo rimangano, dei sani cazzoni.

Emanuele Mandelli

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