Samuel Adetunmbi: “Crema per i giovani? C’è movimento, ma si può fare di più. La Consulta Intercultura Ok, punta all’integrazione”

Samuel Adetunmbi: “Crema per i giovani? C’è movimento, ma si può fare di più. La Consulta Intercultura Ok, punta all’integrazione”

Laureato in Scienze Politiche, iscritto al corso di Laurea Magistrale in Amministrazione e Politiche Pubbliche, per mantenersi, Samuel Adetunmbi, lavora presso una multinazionale cremasca, ha 31 anni e da qualche mese fa parte della Consulta Intercultura del comune di Crema. Ragazzo impegnato segue l’attualità e la politica con occhio attento e alto spirito critico. E con lui abbiamo scambiato due chiacchiere…

Crema, capitale di un immaginario, ma non troppo, Granducato del Tortello è una citta per giovani?

Crema ha le potenzialità per essere un punto di riferimento per i giovani. In tal senso l’eco del film di Guadagnino “Chiamami col tuo nome” ha smosso le acque. Ma si può sempre fare di più. Tra le mancanze maggiori ritengo vi sia l’assenza di una sede universitaria propria o dislocata (fatta eccezione per infermieristica), cosa che costringe molti giovani a recarsi tutti i giorni a Milano, Cremona, Piacenza – e non solo.

E’ stato un peccato abbia chiuso la sede dell’UniMi che offriva il corso di informatica: speravo potesse essere il punto di partenza per arricchire Crema di molteplici corsi universitari, invece molto poco è stato fatto in tal senso.

Insomma, lo studente che volesse proseguire dopo il diploma è costretto a farlo lontano da Crema.

Per il lavoro può essere fatto un discorso simile. Certo, il lavoro in Italia è un tasto dolente da decenni anche per comuni ben maggiori di Crema, eppure vi erano stati in passato discorsi dell’amministrazione locale e di alcuni imprenditori locali che facevano presagire più impegno nella direzione lavoro. Anche in questo caso, un giovane che volesse rimanere a Crema si scontrerebbe con una dura realtà lavorativa. E’ vero: tanti giovani cambiano persino Stato pur di trovare lavoro, ma bisogna ricordare che non tutti hanno la potenzialità, la capacità o la possibilità di farlo; e chi non l’avesse non va abbandonato, ma anzi le amministrazioni dovrebbero prestare uno sguardo più attento alle fasce più fragili.

Lo svago a Crema è una questione che presenta luci e ombre, specialmente in relazione allo studio e al lavoro. Vi sono dei posti dove i giovani possono recarsi per svagarsi, ma si contano sulle dita di una mano. Molti cremaschi, quindi, puntualmente il weekend lasciano Crema per recarsi in città maggiori in cerca di qualcosa di diverso, particolare e innovativo. Tanti si fermano direttamente a Milano (dopo esservi stati costretti ad andare per l’università o per il lavoro), con la conseguenza che Crema finisce per svuotarsi e per perdere le sue potenzialità. Ne risulta quindi una città per anziani o famiglie, che si accontentano della vasca in Via Mazzini o della Sagra del tortello, non certo per i giovani che puntano a svaghi diversi, almeno il fine settimana.

Perché hai aderito alla Consulta Intercultura di Crema?

Ho scelto di aderire alla Consulta perché ritengo abbia ideali validi e specifici.

Sono figlio di padre afroamericano e di madre campana, motivo per cui coesistono in me più culture, tra cui quella cremasca. Crema è infatti la città che mi ha dato i natali, dove sono cresciuto e dove ho piantato le mie radici.

La Consulta vuole aprire uno spazio di confronto tra persone di ogni età, sesso e cultura. Ha tra gli obiettivi quello di offrire voce a persone che desiderano vivere densamente Crema, ma che faticano a farlo anche a causa delle proprie origini. Persone che desiderano rispettare la meravigliosa cultura cremasca pur senza annullare la propria, specialmente quando questa non infrange alcuna regola.

La Consulta mira infatti all’integrazione e non all’assimilazione dello straniero: non gli chiede di rinunciare alla propria identità in favore di quella italiana, ma ne auspica una convivenza pacifica e piacevole; una convivenza in grado di dare arricchimento reciproco, così che quando guardiamo la persona accanto non veniamo spaventati dalla sua “diversità”, bensì ne rimaniamo piacevolmente colpiti e desideriamo conoscerla più a fondo.

Ritieni sia uno strumento inclusivo e valido?

Reputo la Consulta uno strumento valido, sebbene non manchi il tentativo di renderla ancora più incisiva. In questo ci credo fortemente, poichè nonostante l’atmosfera aperta e collaborativa che si respira a Crema, è importante non abbassare la guardia quando si parla di integrazione: il rischio, altrimenti, è quello di un’inversione di tendenza e di una scissione culturale.

La Consulta offre uno spazio estremamente inclusivo. Anzitutto è un organismo apartitico, il che significa che non è politicamente schierata e che collabora con ogni forza politica e sociale indipendentemente dal colore politico.

Lavori e studi: riesci a coniugare le cose e a sostenere le spese?

Non è semplice portare avanti un percorso di laurea magistrale quando si lavora a tempo pieno. Organizzazione e impegno, però, aiutano a sopperire all’impossibilità di frequentare le lezioni, così come a quella di non disporre di tutto il tempo desiderato. Va anche detto che l’Università degli studi di Milano è attenta alle esigenze dei lavoratori e che i professori sono disponibili per incontri, anche a distanza, qualora qualche studente ne avvertisse il bisogno.

Sono appassionato in quello che studio (e questa non è cosa da sottovalutare. Quando si ama ciò che si fa, i sacrifici fatti per ottenerla risultano meno grevi e opprimenti.

Il mio sogno nel cassetto?

Vivere in una grande metropoli con tradizioni totalmente nuove da scoprire. Magari a Tokyo, città che sogno da anni ma che per ora ho visto, purtroppo, solo tramite uno schermo.

Ma rimanendo un po’ più con i piedi per terra, desidero che la mia passione possa diventare il mio lavoro.

E siccome la mia passione (una delle tante, in realtà) corrisponde a ciò che sto studiando, desidero mettere presto in campo quanto finora appreso e quanto ancora apprenderò.

stefano mauri

 

 

 

 

 

 

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