Il Teatro San Domenico di Crema domenica ha alzato il suo sipario per la stagione 2014 – 2015 con un titolo emblematico per Shakespeare: RE LEAR, con Michele Placido calato nelle vesti del protagonista.    L’affermato interprete cura anche la regia affiancato da Francesco Manetti, mentre in scena con lui vediamo sfilare una serie di bravi artisti quali: Gigi Angelillo, Francesco Bonomo, Federica Vincenti, Francesco Biscione, Giulio Forges Davanzati, Beppe Bisogno, Brenno Pliacido, Alessandro Parise, Marta Nuti, Maria Chiara Augenti, Mauro Racanati, Bernardo Bruno, Gerardo D’Angelo. Scene di Carmelo Giammello; Musiche originali di Luca D’Alberto; costumi di Daniele Gelsi.

Personalmente ho trovato intelligente la scelta di D ‘Alberto per la discrezione degli interventi musicali, o meglio per l’assenza di frequenti interventi, cosa che ha impreziosito la pièce di momenti di silenzio davvero significativi ed esaltanti, segno di grande stile secondo la regola aurea: togliere, sottrarre.    Scarsa presenza della musica, quasi inesistente la melodia, semplici suoni prolungati o ribaditi, modificati in qualche parametro: davvero un’operazione di gusto squisito.

 E’ stata una prima importante sia per il lavoro svolto, sia per l’innegabile serietà dell’impegno. Il tutto esaurito parla da solo e dice quante e quali fossero le aspettative per questo spettacolo. La vicenda è notissima e si snoda in un susseguirsi di interrogativi che ruota sull’eterno contrasto dare/avere, amore /potere, bene/male; le riflessioni suggerite dal testo sono stimolanti e intrigano ogni volta come la prima in cui si incontra il mondo poetico di RE LEAR, personaggio sempre attuale, in cui riconosciamo tutti i dilemmi dell’uomo moderno e del quale condividiamo i dubbi, le fragilità, le speranze e i sogni perduti.   – Lealtà e tradimento, inganno e delusione, sono i sentimenti cardine che colorano via via gli eventi del dramma.

Tutto ruota intorno al feroce binomio amore/potere e la storia del vecchio re stanco che abdica e affida il dominio del suo regno alle figlie diventa la metafora della nostra esistenza. Troppo tardi Lear capirà che la verità spesso è offuscata dagli intrighi di chi ha a cuore solo il proprio tornaconto e la scoperta lo condurrà alla follia. – Il pubblico ha apprezzato la pièce nella sua veste moderna in cui l’ha letta Michele Placido e ha riservato lunghi e calorosi applausi davvero dovuti e meritati.

Bella serata nel complesso, ottimo team di attori, imponente la scenografia, buoni i ritmi. Forse un po’ lunga la durata, ma in compagnia di Shakespeare si sta sempre bene. –   Si ricorda che il prossimo appuntamento è con TRES, commedia brillante diretta da Chiara Noschese, sabato 29 novembre, ore 21.

Eva Mai

 

 

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