Ai fantasmi o ci si crede o non ci si crede. Fausto Paravidino, drammaturgo, attore e regista mette in scena, al San Domenico, una storia di fantasmi con cinque personaggi: due coppie e una vecchia inquietante che appare materialmente e nei discorsi degli altri.

La situazione iniziale dei personaggi è la seguente: Greta non ha paura dei fantasma, ma il suo compagno sì; al termine della performance le cose sono rovesciate. Greta ha paura e lui no: Questo può significare che  l’autore ritiene le tensioni della nostra realtà quotidiana responsabili dei nostri mutamenti nel fronteggiare le vicissitudini dell’esistenza.

Nella casa dove vivono i quattro giovani accadono cose strane, ma non spiacevoli. Si sentono rumori misteriosi che spariscono all’improvviso ogniqualvolta il protagonista incuriosito e allarmato guarda dentro lo spioncino. Non succede quasi niente eppure si crea una singolare sorta di ansia, di attesa, di paura inspiegabile.

Sostanzialmente sono tutti prigionieri di un dubbio logorante: dove finisce il reale? Dove ha inizio l’immaginario? L’autore scandaglia il carattere dei personaggi fin nelle sue   pieghe più riposte e dal susseguirsi  dei loro vari stati d’animo trae una vicenda  a volte realistica, a volte quasi onirica, ma sempre ricca di sfaccettature.

Si resta calamitati dal nulla per un’ora e cinquanta aspettando qualcosa che non succede, ma che incombe inesorabile. Gli attori sono bravissimi sotto la guida dell’autore e interprete dalla regia svelta, leggera, molto moderna, con la quale riesce a creare un’atmosfera fatata, talvolta addirittura ovattata, anche con l’aiuto
della scena monocroma tutta giocata sulle tonalità dei grigi, pacati,
in una sinfonia cromatica avvolgente.

Ecco i loro nomi: Iris Fusetti, Davide Lorino, Monica Samassa, Sara Putignano.  Scene di Laura Benzi.  Costumi di Sandra Cardini. Luci di Lorenzo Carlucci. Musiche, molto belle, di Enrico Melozzi.  –  Il pubblico numeroso che affollava il Teatro San Domenico lunedì ha accolto con interesse lo spettacolo, seguendolo in religioso silenzio e acclamandolo con entusiasmo  e tanti applausi al termine.

Eva Mai

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