Short Story, il gioco delle parole

Short Story, il gioco delle parole

Nel giorno consacrato alla beatificazione delle divergenze, si riunirono nella grande àgora i numerosi rappresentanti dei Sinonimi, ai quali faceva da specchio, in uguale moltitudine, la schiera dei Contrari. Entrambe le fazioni erano consapevoli dell’inutilità della cerimonia, ma unanimemente spinte dal desiderio di confrontarsi ancora una volta con i corrispettivi avversi, ringhiarono secondo un copione millenario, ben attenti, però, a non imbrattarsi il candore delle tonache. Solo ai settori degli intransigenti era concessa qualche esuberanza, del tipo chi non salta contrario è è è, oppure siamo noi siamo noi, i sinonimi del mondo siamo noi. Ragazzate in sostanza, anche perché la Regola aveva abolito qualsiasi forma verbale truculenta. Infatti, con la mediazione della Ragione, venne abolita (e rigorosamente proibita) la frase devi morire. Si trattava di una questione di reciproca sopravvivenza: voto unanime.

La Parola prese la parola: “Sinonimi e Contrari, ascoltate! Continuerete a essere irrimediabilmente conflittuali, senza per altro poter rinunciare alla vostra reciproca complementarietà.”

Bel discorso.

La sublime giornata, come sempre, si concluse con pacche sulle spalle e reciproci auguri di lunga vita e anche Amore e Odio, sia pure irrigiditi, parteciparono alla estemporanea baraccata.

Beppe Cerutti

 

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