Short Story, lui vota per me

Short Story, lui vota per me

Quando mi vide, la giovane donna svenne. Ne fui esteriormente dispiaciuto e preoccupato, perché così si conviene al mio rango. Ma, come sempre, nel mio intimo ne provai compiacimento. Il fatto è che la bellezza esteriore è calata su di me per volontà naturale. Me ne resi conto fin da quando ero bambino e con il moccio al naso: in ogni frangente venivo accudito, oppure soccorso, da adolescenti o da adulti che si adoperavano per allontanarmi da qualsiasi disappunto. Ricordo che una volta mi sfuggi di mano un frutto fuori stagione e ne rimasi indispettito. Un mio amico, bravo ragazzo ma dall’occhio un po’ assassino, mi disse: “Ghe pensi mi”. Andò a bussare a una porta e senza tanti complimenti chiese udienza urgente al padrone. Ricordo che mi teneva per mano, io ero un po’ vergognoso: “Nonno, al mio amico c’è caduto un caco, mi fai entrare?” La ricordo quella voce, che sapeva di ammonimento ma anche di violini: “Caino, siamo in estate e i cachi non sono ancora maturi!” “Altrove” rispese il bieco, “ma qui si trova di tutto e volendo anche le mele. Abbiamo le prove televisive.”

Ho citato l’aneddoto perché voi vi rendiate conto che vi sono cose che stanno al di sopra della vostra umana comprensione. Vi chiedo solo di non svenire al momento del voto.

Beppe Cerutti

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