Storia del borgo di Crema che non c’è più, tra crociate, Mosi e attualità

Storia del borgo di Crema che non c’è più, tra crociate, Mosi e attualità

Domenica 10 marzo 2024, ore 16:00, presso il Santuario della Carità Madonna del Pilastrello.

Centro dell’antico Borgo di San Sepolcro, ove gli storici indicano una delle chiese costruite al tempo della prima crociata e chiamata ‘chiesa del S. Sepolcro’, voluta da Urbano II e promulgata nel 1095 dal concilio di Piacenza.

Santuario istituito in data 11 novembre 2023, come chiesa vescovile, da sua eccellenza Mons. Daniele Gianotti, vescovo della diocesi di Crema e nominando come rettore Don Luciano Taino.

Programma

Ore 16:00 – Il portavoce Ernesto Zaghen presenta il rettore del santuario Don Luciano Taino

Ore 16:15 – Il portavoce Sebastiano Guerini presenta l’Arch. Magda Franzoni

Ore 16:30 – Luigi Dossena illustra l’historia del borgo di San Sepolcro

NB. E’ in programma da parte della diocesi, sotto la direzione dell’Arch. Magda Franzoni, la completa ristrutturazione del santuario/chiesa e dell’annesso edificio.

Luigi Dossena

Universocrema.it

Primo testo

“Il Santuario della Carità Madonna del Pilastrello , sito al centro del borgo di S. Sepolcro”

Al calar dell’anno 1000 Crema era circondata da 3 borghi: il borgo di S. Pietro, il borgo di S. Benedetto, che tutti noi conosciamo ed un terzo borgo chiamato “borgo di S. Sepolcro”.

Pochi lo conoscono per la verità.

La sua estensione a ovest della città, iniziava dalla odierna chiesetta dedicata S. Antonio di Vienne, sita a mezza via XX Settembre.

Si estendeva fino al torrione detto anticamente ‘Miliato” (degli umiliati) presso il vecchio seminario.(indicativamente l’attuale zona del campo di Marte-via Crocefisso di Rosa, che comprendeva la “roggia Rino”, oggi interrata, che passava esattamente all’imbocco della via XX settembre e la piazza Giovanni XXIII, a fianco dell’odierna chiesa SS Trinità).

Toccava, in città, la zona della “Madonna del Singulto”, li cui limite era verso l’attuale via Dogali.

Ivi, proseguiva in aperta campagna, verso le “Brede” (serpeggiando intorno alle “camporelle” lambendo la cascina S: Lorenzo, passando l’attuale provinciale per Lodi, costeggiando l’ex “Talpa”, la cascina Trinità (sulla quale ancora oggi, al sommo della porta, vi è dipinta la SS. Trinità).

L’area del borgo di S. Sepolcro comprendeva anche altra parte del quartiere Sabbioni, compreso il piccolo porticciolo, lanciato sulla palude del Moso (esteso il doppio del lago di Varese).

Questo porticciolo iniziava dal Pilastrello e l’acqua del Moso era lì, intorno alla chiesetta-santuario estendendosi fino all’ex cascina Valcarenga (dove oggi si dovrebbe costruire la scuola di CL).

La mistica chiesa era lì, e tutt’intorno, a pelo d’acqua, i traghetti, le barcarole, le imbarcazioni dei contadini che solcavano le acque, portando legname, erba, torba ed il trasporto delle derrate alimentari nei paesi circumvicini alla palude del Moso.

Ergo il Moso di Bagnolo, il moso di Pandino, il moso di Trescore, il moso di Cremosano.

Tutte queste località avevano il loro piccolo porticciolo.

Unica, aulica e plastica immagine di un mondo perduto, fatto di lavoro e con la natura lussureggiante e le acque smeraldine.

Tornando in città, il borgo di S. Sepolcro, all’interno della città, come detto, occupava l’area della parrochia di S. Trinità, fino all’attuale via tensini e la chiesa di S. Antonio di VIenne.

Perché il borgo, la parrocchia e la chiesa, anzi le chiese vennero dedicate al S. Sepolcro?

Partiamo dai documenti da noi attinti (e ce ne sono diversi).

Ci portano dritti al 16 marzo 1095.

Crema era stata fondata da qualche decennio (intorno al 1066 dai conti Gisalbertini Enrico I, che giunse da Almenno. La sua famiglia si fermò nel castello di Cremosano e poi si spostò nella località in riva al fiume Serio, che chiamarono Crema. Il primo documento conosciuto che parla di Crema è datato 17 giugno 1074).

30 anni dopo, presso Piacenza, dove aveva indetto il concilio Papa Urbano II, trovò anche i fedeli cremaschi.

Colà, il pontefice promulgò una bolla che titolava: “privilegium Urbani II”.

In questo testo è citato per la prima volta il nome della chiesa della SS. Trinità.

Crema, in quel torno di tempo, era in parte quella del borgo di S. Sepolcro, sotto la guida spirituale della diocesi di Piacenza e sotto il suo vescovo.

Inoltre, da Piacenza, Papa Urbano II rafforza l’indizione, alla presenza di numerosissimi prelati, cardinali, vescovi, monaci etc, di una corciata: la prima, verso il santo Sepolcro, minacciato dagli infedeli e in pericolo.

A Piacenza il santo padre, durante quel consiglio, fu raggiunto dagli ambasciatori di Costantinopoli, tramite il porto (percorso Costantinopoli, Venezia, porto di Piacenza), chiedendo aiuto verso i luoghi santi della cristianità in grande  ambasce

I messi dei fedeli di Costantinopoli portarono altresì in dono le reliquie di S. Antonio di Vienne.

Ora, la chiesetta dedicata a s. Antonio di  via xx settembre è un fatto e di fatto un ‘documento tangibile’ e l’indizione del borgo di S. Sepolcro era la continuità.

Link per testo completo e immagini

——– Fine prima parte

Don Luciano Taino, rettore del santuario della carità madonna del Pilastrello . Luigi Dossena, Universocrema.it

Testo 2

“L’ODIERNO SANTUARIO DEDICATO ALLA MADONNA DEL PILASTRELLO”

L’odierno “sacro tempio” è costruito sulla grande strada che portava Lodi Vecchio (Laus Pompeia, oggi scomparsa).

La chiesa-santuario era ed è dedicato a S. Maria del Pilastrello.

Di una chiesa più antica non abbiamo documenti ma è certa la sua presenza.

Si hanno le prime notizie a partire dal 1295.

Il territorio in cui è sorta è quello dei Sabbioni che, per la verità, è un nome che ricorre nelle ‘cartule’ e nelle pergamene già intorno all’anno 1000.

Questo gioiello spirituale e artistico è di fine 500 inizi 600.

Rimane intatta la sua potenza evocativa: chiunque entri sente la presenza di un’impalpabile entità.

Come dicevamo, essa sorgeva in passato ai margini della grande palude.

Accanto al sacro tempio fu costruito, sul bagnasciuga sabbioso, un pilastro.

Accanto al porto dove attraccavano le imbarcazioni.

Questo pilastro aveva in cima l’immagine della santissima Vergine dipinta.

Era a guardia delle anime e dei corpi ‘cremensis’.

Ora et labora.

Il pilarstro era il sicuro approdo delle barcarole, i traghetti, le piroghe, che solcavano per lavoro la ‘padule’ (palude).

E/o sul pilastrello svettava un lume, un piccolo faro, una torcia accesa, che aveva un duplice scopo.

La luce innanzi all’immagine sacra ed il punto di riferimento fra le brumose nebbie palustri che stagnavano a mezz’aria togliendo la nitida visibilità.

Chiudendo, nel 1926, per allargare la strada provinciale per lodi, fu demolito il pronao (o portichetto) che faceva da cornice sull’ingresso del santuario.

L’interno però non fu toccato.

Mantiene il fascino ‘cristologico’ primigenio, anche dopo secoli.

Chi entra sente che il santuario, oltre che dedicato alla casa della madre di Gesù, è la casa del Signore e la casa dell’uomo.

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