Poi la nipote prima e unica mostrò palese insofferenza tramite un bollor di viso simile alla maglia del Torino e allora gli astanti si ritirarono, ad uscio socchiuso, come si suol dire. Un calcio mise fine alla pantomima.

Ai piedi del letto la giovane accese un habanero per lei e una Popular senza filtro per lui. Il moribondo non gradì e chiese il cambio. Bastardo come sempre, ma veniamo al dunque.

Allora? Voce flebile di cui nulla giunse oltre le porte stuccate, per la verità un poco screpolate soprattutto sui profili dorati, ma abbastanza per un buon orecchio.

Lo faccio per la tua salute, s’inteso oltre gli sportelli.  Me ne fotto, e questo fu chiaro per tutti. Esile di petto e di polmoni trattenne il colpo di tosse, per non dargliela vinta. Quel che ancora non è chiaro è chi deve darla vinta a chi.

Incendiarono il tabacco alla fiamma d’un cero funebre, che almeno serve a qualcosa, disse.

Disse chi? chiese sommesso il narratore.

Dicemmo, ti basti. Aggiungi: volute di fumo si attorcigliavano nella penombra. No aspetta: volute di fumo bramate dalle esili fiammelle delle candele, disposte a quattro e sorrette da bronzi antichi, ondulavano nella penombra. Fuggiasche? Ondulavano fuggiasche nella penombra. Sì, fa più gotico, però in simile clima il bollor del viso dovrebbe accentuarsi. Fatti i cazzi tuoi, disse il disteso menando collerica coloritura fino alle unghie. Andiamo avanti. Possibilmente a porte chiuse! Gli orecchianti non li sopporto.

Ho perso il filo.

Anche noi. Ma è compito tuo stabilire se lo scrigno è sotto un letto oppure sotto una gonna. Intanto gradiremmo una bottiglia di rum. Chi la chiede? Chiedemmo.

Mentre i partecipanti all’incipiente dipartita s’addensavano ai portoni del palazzo, scrosciò improvviso e furibondo un temporale mediterraneo. Di quelli che ti aprono il cuore e lo lasciano indifeso e meravigliato di fronte alla furia del cielo, che potrebbe essere l’ultima.

Zio caro, ma ‘sti cazzo di soldi me lo volete dire dove li tenete?

Nipote adorata, mamma come piove, lo devi chiedere allo scrittore ch’è s’è inventato tutto, ch’io manco la pensione tengo.

Beppe Cerutti

 

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