Suspiria non esce a Crema ma ce lo racconta Gianpaolo Saccomano che lo ha visto per noi

Suspiria non esce a Crema ma ce lo racconta Gianpaolo Saccomano che lo ha visto per noi

A Crema, forze, non uscirà. Se non solamente in qualche rassegna. Parliamo del rebooth di Suspiria, firmato da Luca Guadagnino. Si è molto discusso sull’opportunità di rivedere e correggere nel 2018 uno dei capolavori di Dario Argento, Anno Domini 1977. Certo che il regista di adozione cremasca dopo l’exploit di Chiamami col tuo nome era atteso al varco. E allora come è questo Suspiria? Lo ha visto per noi, a Cremona, il nostro amico Gianpaolo Saccomano, regista anch’esso, e mille altre cose. A sto giro anche ottimo critico cinematografico. Allora?

“Confermo la capacità di Guadagnino di creare una ambientazione molto suggestiva. Questa Berlino in pieni anni di piombo e molto funzionale alla prima parte del film e per la presentazione dei due personaggi principali. La pellicola ricalca per lunghe parti il film originale. Anche se va detto che la virata finale, inattesa, abbassa di molto il voto finale”.

Lo hanno detto in molti: è un film sublime e orrendo allo stesso tempo. Intanto Saccomano fuga i dubbi sulla produzione, “nei titoli di coda appaiono i nomi di Dario Argento e del fratello, che hanno partecipato alla produzione del film. Operazione quindi condotta anche dalla famiglia Argento”, con buona pace di Asia che due anni fa aveva attaccato pesantemente Guadagnino.

Altro discorso la durata. Il film originale durava 94 minuti 98 nella versione rimontata. Quello di Guadagnino 152. “Si il film è davvero molto, troppo lungo”, conferma Saccomano, “ci sono tante chiacchiere, tante scene parlate. Poteva essere asciugato almeno di una ventina di minuti. Intendiamoci è girato davvero molto bene. Anche se oggettivamente è lento. Ha uno stile per capirci che ricorda le pellicole degli anni ’80 di Fassbinder o della Von Trotta. Dentro alla trama Guadagnino ci ha infilato delle vicende parallele, quelle sul terrorismo tedesco e sui postumi del nazismo. Cose messe lì forse con pretese di carattere storico e sociale ma che davvero non c’entrano con il film”.

Quindi cosa funziona e cosa no? “Cosa non va, l’abbiamo detto. La lunghezza e il Finale, davvero assurdo. La scelta del sabba finale è forse ispirata sl film del 1922 Stregoneria attraverso i secoli ma la ritengo assolutamente sbagliata. Anche l’eccesso di splatter secondo il mio parere serve a poco nella dinamica del film. Ribadisco. Il finale è la parte più deludente. Non si riesce a capire il ruolo delle streghe. Sono buone? Sono cattive? La recitazione è un punto di forza se parliamo di Tilda Swinton che ha ben tre ruoli. Magistrale nella parte femminile, enigmatica in quella maschile. Forse il terzo ruolo le poteva essere risparmiato. Dakota Johnson è molto lasca. E’ bella si. Molto. Ma in quanto alla recitazione avrei da ridire. Assolutamente si le musiche di Thom Yorke, non centrano nulla con quelle storiche dei Goblin ma sono perfette”.

Quindi? Da vedere o no? “Assolutamente si. Alcune trovate per quello che riguarda gli omicidi sono davvero toste. Forse ispirate alla Settima musa, film bellissimo di Jaume Balagueró uscito nel 2017. Guadagnino sa fare il suo lavoro. Sa dove mettere le camere, sa come creare tensione e inquadrare le cose. Direi tre pallini su cinque. Da vedere. Peccato per quel finale”.

Emanuele Mandelli

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