E’ inizato a Davos (svizzera 22 -25 gennaio 2019 )  il  Wef, il più importate  forum mondiale che discute del futuro economico del pianeta. Dal 2014 è entrata di diritto la sezione dedicata all’economia circolare. Non sempre l’idea di sostituire l’economia lineare con quella circolare ha trovato sostenitori entusiasti e pronti ad applicarla nel proprio paese. Il forum da sempre caratterizzato dalla spinta verso  l’ economia globale quella dell’ usa e getta, del consumismo senza regole, dello sfruttamento delle risorse non più rinnovabili, dei limiti del pianeta,  affronta finalmente un aspetto che partendo dall’ ecologia e dalla conservazione dell’ambiente coniuga ambiente ed economia. L’approccio al problema è basato principalmente sul recupero totale  delle materie prime, sulla riparabilità, la condivisione, la stagionalità e consumo dei prodotti agroalimentari, l’obsolescenza programmata, fino alle nuovissime tecnologie e alla qualità del lavoro. In Italia è stata spesso confusa come  l’economia della decrescita. Nulla di più sbagliato. L’economia lineare è giunta al capolinea.

Se ne stanno accorgendo i più grandi economisti mondiali e capitani d’impresa che a Davos dovrebbero annunciare,così si spera, la fine della globalizzazione così come l’abbiamo conosciuta solo dopo aver depauperato gran parte delle  risorse ambientali che, ora  non riescono più a rigenerarsi per sostenere l’aumento della popolazione mondiale ai costi attuali. I numeri dell’economia lineare sono implacabili, ogni anno divoriamo 93 giga tonnellate  di materie prime di cui solo l’8 %  arrivano dal recupero. Secondo gli analisti con l’economia circolare esiste la possibilità concreta di generare denaro, industrie e nuovi mestieri: le stime del Wef parlano di 3 mila miliardi di dollari di “nuove opportunità, una fetta non piccola degli 88 mila miliardi di dollari del Prodotto interno lordo mondiale (anno 2018, dati Fondo monetario internazionale).

La politica mondiale però denuncia ancora una volta importati defezioni. Leggeremo nei prossimi giorni l’ufficialità di tali mancanze.

Alvaro Dellera

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