Attentati a Bruxelles, e adesso come reagiamo? Quanto è difficile sapere cosa fare… davvero

Attentati a Bruxelles, e adesso come reagiamo? Quanto è difficile sapere cosa fare… davvero

Va bene. Se tra qualche giorno ci sarà da andare al presidio contro ogni forma di violenza ed estremismo che inevitabilmente vedrà le solite stesse persone riunirsi in piazza Duomo ci andrò. Come sempre. Il mio senso civico sociale è vivo e vegeto. Nonostante si faccia qualche domanda. A cosa sono serviti la matita alzata per Parigi a gennaio, il disco alzato per Parigi a dicembre, a cosa servirà il simbolo che verrà scelto per Bruxelles?

A nulla. Nel senso. Che possiamo fare noi in questa escalation di violenza, in questo scontro di civiltà e religioni che poi forse non è poi così uno scontro di civiltà e religioni? Nulla. Come siamo stati impotenti dopo l’11 settembre a new York, dopo l’11 marzo a Londra. Speriamo di sopravvivere. Speriamo di cavarcela in qualche maniera e di non essere al posto sbagliato nel momento sbagliato.

Su un areo sbagliato, sul vagone della metropolitana sbagliato, nel locale sbagliato, nella strada sbagliata, a bordo di un pullman sbagliato, sulla spiaggia sbagliata. E’ il senso di impotenza la cosa che mi fa scrivere queste frasi adesso mentre a Bruxelles ancora si scava tra le macerie delle esplosioni. Poteva esserci l’amica che per un anno ha lavorato nella capitale belga, l’europarlamentare cremasco che va e viene da li. Poteva esserci chiunque.

E’ evidente che è qualcosa che va oltre la nostra sensibilità, la nostra analisi politica. Buonisti, colpevolisti, rossi e neri. Adesso già si riaccenderanno le mai sopite polemiche locali sulla moschea, quelle sugli immigrati, chi li vuole, quanti sono, quanto ci costano. Poi ci saranno quelli che diranno che non bisogna fare di tutta l’erba un fascio. L’inevitabile condanna dell’accaduto di qualche comunità islamica. Giusto stamattina La Provincia parlava di un asse Lega-Assalam per la predicazione in italiano nella (forse) costruenda moschea cremasca.

Poi ci saranno mozioni respinte, nuove storie strappalacrime di morti e sopravvissuti per caso. Di bambini con la giacca che arrivano con speranza in Europa. Di frontiere aperte, chiuse. Arresti, qualcuno in fuga. Analisi calmanti, analisi terrorizzanti. I titoli dei quotidiani domani. Qualcuno li sparerà altissimi. Qualcuno meno. E tutti dentro a sperare solo di non trovarsi nel porto sbagliato cercando di tirare sera senza pensarci troppo. Infatti non siamo mica noi che dovremmo pensarci.

Emanuele Mandelli

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