Chiamata Urgente, è Tempo di restare La recensione del disco uscito oggi

Chiamata Urgente, è Tempo di restare La recensione del disco uscito oggi

Uscita in grande stile per Tempo, il primo disco dei Chiamata Urgente in trent’anni. Lo dicevamo ieri, fa specie pensarlo. Anche vista l’incredibile qualità dei pezzi proposti. Pezzi che hanno tutti più di due decenni sulle spalle ma sembrano scritti ieri. Riarrangiati e tirati a lucido per restare, finalmente, dopo anni di oblio. E diciamo subito che sono rimasti fuori dal lotto almeno altrettanti altri pezzi che potrebbero tranquillamente fare un altro disco. Ma nulla di grave. Una scelta oculata: 37 minuti di musica registrata bene e prodotta meglio da Alabardo Piastrelli. Uscita in grande stile per questo tempo. Su tutte le piattaforme musicali disponibili. Il digitale su Amazon, iTunes, Spotify, Google Play e la copia fisica presso il negozio di dischi Freak Music di via XX Settembre a Crema.

Diciamolo subito, vale la pena di procurarsi la copia fisica anche sopo ler vedere il bel booklet che la accompagna con le foto di Anna Lopopolo, molte delle quali tratte dal concerto della reunioin del 6 dicembre.

Già ma la musica? Abbiamo preparato una recensione pezzo per pezzo, una sorta di guida all’ascolto per gustare il disco.

Mille e una notte, il disco si apre con le sonorità oriantellaggianti del riff di Mille e una notte. Il ricamo di chitarra e gli stacchi di sax fanno si che il pezzo rimanga subito impresso. Ma è soprattutto il riff portante del sassofono di Andrea Marchesetti a rendere il brano particolarissimo. Lo era negli anni ’80 e lo è ancora di più adesso. Paolo Alpiani canta della sua fuga con l’oro a Bagdad e l’atmoserà è davvero da film di avventura.

Tempo, pare di vederlo Alpiani seduto in quel solaio, forse quello della copertina del disco, che si strugge per il passato andato e per un amore perduto. Il sostegno del gruppo è perfetto. Pianoforte e sax all’inizio e poi via via tutti gli altri in un crescendo mood drammatico che esplode nel miglior finale che si potesse immaginare. Questo pezzo era un capolavoro, e lo si sentirà più avanti, nella versone anni ’80, e lo è ancora di più oggi.

Oltremare, forse rispetto alla cupezza new wave dell’arrangiamento originale questa è la canzone che più si allontana. Pianoforte, archi sintetizzati, alcune parti di testo lievemente modificate per dare corpo al testo. La canzone è un oasi melodica tra la drammaticità di Tempo e la furia wave di Grida dal silenzio. Sorpresa finale Alpiani tenta addirittura una cosa che somiglia ad una sorta di rap, e lo fa bene.

Grida dal silenzio, intro violentissimo di chitarra. Tutto il pezzo si basa sul lavoro unisono di Marco Bertolotti e del basso pulsante di Marco Giovanetti. Sugli scudi nel break centrale soprattutto il sax di Marchesetti che fa da ponte tra un ritornello e l’altro. L’arrangiamento 2014 non ha perso un oncia della furia new wave degli anni ’80. Uno dei picchi dell’album.

L’ultima ora, altro pezzo sospeso. Un arrangiamento forse più acustico rispetto a quello che era originariamente, quasi distensivo e rassicurante. “Solo una preghiera rimane al mio fianco fino all’ultima ora”, canta Alpiani e il pezzo si fa quasi etereo nelle sue atmosfere sognanti.

Sera di marzo, in questo pezzo si sente tutta l’esperienza del tempo (per citare il titolo del disco). Un arrangimento molto radiofonico per un pezzo che esce a livello di tematiche (ma poco) dal pessimismo cosmico del cantante. Assolo finale di Bertolotti lucido e ben confezionato.

Tempo (reprise), la seconda versone del pezzo è da scattare in piedi per i fan delle sonorità ipercupe di quegli anni. Il doppio della velocità rispetto alla versione 2014. In questo caso ha conservato tutta la cupezza dell’originale. Una sparata che ci accompagna alla chiusura del disco.

L’attesa, tutta sostenuta nella parte iniziale dalla spirale ipnotica del riff di tastiera di Carlo Schira e dal lavoro leggero di batteria di Enrico Zaninelli, esplode nella drammaticità del testo dalla seconda strofa con incedere preciso. “ma lei lei sia sempre più vicino, lei lei sia dietro la mia porta. Ma lei va via”, drammatica, capolavoro che chiude il disco nel migliore dei modi.

Permettemi di uscire dal ruolo di recensore e di parlare in prima persona. Il logo del sito sulla copertina del disco, il ringraziamento a me e al sito nei crediti e il poter riascoltare musica che ho tanto amato sono un’emozione notevole. Come lo è stato questo quasi anno, il primo pezzo su di loro uscì sul sito il 30 giugno del 2013, di strada fatta in qualche modo assieme. Fosse per me da fan avrei voluto un doppio, un tripolo, con anche i tanti altri pezzi che adoro da Jim Clarke a Qualcuno, da Hiroshima a Alba Messicana, da Tiennammen a Sogno

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