Una scossa sismica di 29 minuti rase definitivamente al suolo la Gerico dei Duran Duran. Successe martedì 7 ottobre del 1986. Un disco che durava meno di mezz’ora, usciva per una major che si occupava per lo più di rap. Un disco che raggiunse in poco tempo il disco d’oro negli Stati Uniti.
Ci ritrovammo anche noi iniziati alle sonorità hard stupefatti di fronte a Reign in blood. Non so perché la mia cuginetta già bonjoviana persa lo comprò prima di tutti. Il disco stava sul lato A di una C60. E pensare che quando nel 2006 Metal Hammer lo definì il disco più bello della storia del metal il chitarrista Kerry King dichiarò: “per noi non era che un altro album degli Slayer. È bello che qualcuno di voi ami ancora quel disco e che esso continui ad avere un impatto sulla gente”.
Su di noi ebbe un impatto devastante. Non avevamo mai immaginato che si poteva suonare così veloce e così duro, così violento. Le deliranti parole nazistoidi di Angel of death non ci preoccupavano. Le sparate che facevano accellerare il ritmo del cuore di Jesus save, Altar of sacrifice avrebbero terrorizzato le mamme di tutto il mondo.
Intanto Fabrizio, terminato il delirante periodo della festa, era tornato a circolare dalle nostre parti. Non suonava più e non aveva più Melissa alle calcagna. Si era reso conto di essere un ottimo organizzatore. “Vorrei mettere in piedi un evento rock e metal per il capodanno. Musica fatta da dj ma metal e ovviamente anche musica dal vivo. Un paio di band già le ho sottomano. Suonate anche voi? Sarebbe una figata arrivare all’esordio ad un anno esatto dalla fondazione del gruppo”. L’idea era come una fucilata. Perfetta, calda e dolorosa.
Io e Massimo ci accendemmo immediatamente. Scaletta, manifesti, vestiti. Stavamo già pensando a tutto. Mauro e Stefano erano più silenziosi. La band era spaccata in due, come sempre. Paolo taceva ma era evidente però che avrebbe voluto suonare. Va bene, avevamo una scaletta da soli 45 minuti. Ma se gli Slayer prendevano il disco d’oro con un platter da 29 minuti noi non potevamo suonare ad una festa di capodanno con un tempo da partita di calcio nelle gambe, anzi nelle chitarre?
Quanto sarebbe stato bello aggiungere alla scaletta Raining blood. Quel pezzo così malvagio che ancora oggi conclude le esibizioni degli Slayer. Un pezzo uscito dal seminato metal. Cazzo nel 2001 ne farà una versione per delicata voce femminile e pianoforte anche Tori Amos sul disco Strange little girl. Ma era davero fuori dalla nostra portata. Quella sera io e Massimo stendemmo la scaletta di un eventuale concerto.
Apertura con Aces hight, come facevano anche gli Iron. Triade di pezzi dal primo disco Iron Maiden, Runnig Free e Phantom of the opera. Inerludio strumentale con Transylvanya. Sparata finale con The Trooper e Wasted years tirata per le lunghe con presentazione della band: “at the guitar mr Max”, sognavo gia di urlare.Sette brani tutti degli Iron. A parte The Trooper venivano tutti abbastanza bene. Si poteva fare.

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