Short Story, la carpa sotto il tetto che scotta

Short Story, la carpa sotto il tetto che scotta

Propedeutico. Un aggettivo che quando lo sento nominare…  subito mi girano le scatole, soprattutto se si tratta di una riunione condomìniale: perché lo sappiamo tutti che il tetto è mal messo e che gli inquilini dell’ultimo piano, quando piove, devono usare il salvagente. Quindi che cazzo vuoi “introdurre”? Ci dici quanto viene a costare, che è sempre troppo, e poi decidiamo se fare i lavori oppure comprare un gommone per la famiglia che sta lassù. Nossignore! Siccome lui l’è geometra e in nero fa l’amministratore,  prima di venire al dunque deve fare della propedeutica! E così per quattro coppi ribaltati dai piccioni quello lì viene a raccontarci che sarebbe opportuno, già che ci siamo, far ridipingere tutta la facciata dell’edificio. Figuriamoci!

“Chiedo la parola”, dice uno vestito da palombaro.

“Vero è che abito al primo piano, però non si sa mai. Io dico che il geometra ha ragione…” Eccolo lì il ruffiano venditore di tegole! L’è pieno di soldi tanto che viene in assemblea agghindato da “marangone” mentre io sono qui in ciabatte e sto al quarto. Più esposto di così si annega, però mi accontento dell’ombrello.

“Chiedo la parola”, dice un altro accompagnato dalla sua signora che tiene sulle ginocchia una cesta di carpe già steccate con l’aglio e avvolte in foglie d’acero. Un professore d’italiano, l’unico, secondo me, capace di “propedeuticare” come si deve: “Sono l’inquilino dell’ultimo piano. Nell’attesa di una vostra decisione chiedo a tutti voi di acquistare il prodotto del nostro disagio. Dei miei figli, di mia moglie e anche mio…”

“E no, caro mio, solidarietà va bene, ma lei vuoi fare il furbo”, sbotta una condòmina senza aver chiesto la parola. “Perché se si tratta di propedeutica ittica, anch’io ho la mia da dire. Le carpe, è risaputo, vivono in acque quasi stagnanti e fangose. Non mi sembra il suo caso visto che, quando piove vi è acqua corrente…”

“La canalizzaziamo nella vasca da bagno e nutriamo i ciprinidi raccogliendo il guano dei piccioni.”

“Chiedo la parola”, dico io. “Propongono, punto primo, di togliere dall’ordine del giorno l’ipotesi di ritinteggiare la facciata della casa. E poi, punto secondo, introduciamo (intesa come propedeutica) una seria riflessione sulla possibilità di avviare un’attività economica sotto forma di allevamento ittico.”

“Sì, ma queste carpe?”

“Non sanno di fango, bensì di cacca di piccione, se le mangi lei!”

Beppe Cerutti

 

Nell’immagine dipinto di Giuliano Sale
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