Bello neh, anche in un giorno perfetto a livello simbolico: l’11 settembre. La prima edizione della Marcia della Pace di Crema, che dopo tre anni in collaborazione con Lodi prova ad affrancarsi, si è tenuta domenica scorsa. Basta lunghi tragitti per arrivare in un punto a metà strada tra Crema e Lodi ma una manifestazione che ha visto il suo fulcro in città. I marciatori sono partiti da alcuni paesi cremaschi, Casaletto Vaprio, Pianengo, Romanengo, Capergnanica e Capralba; ma i comuni partecipanti erano molti di più, anche: Montodine, Pandino, Cumignano Sul naviglio, Ripalta Arpina, Bagnolo Cremasco e Palazzo Pignano. Oltre a una pletora di associazioni cremasche: Marciatori per la pace di Vaiano Cremasco, Emergency, Coopi e Libera.
Era anche una splendida giornata. Totale alle 11.30 in Largo della Pace per l’arrivo delle varie delegazioni c’erano un centinaio di persone. I soliti volti noti delle associazioni, sempre presenti. I soliti volti noti politici sempre presenti. Cittadini al di fuori di queste istituzioni pochi (nessuno?). Eppure l’atmosfera era bella e allegra. Come era bella e allegra nel pomeriggio a CremArena per i concerti. Senza voler essere per forza polemici: perché questa manifestazione a Crema non decolla?
Anche nei primi tre anni i partecipanti sono stati pochi. Si era detto: eh ma sono le prime volte, si radicherà. Poi all’arrivo e alla confluenza coi lodigiani l’atmosfera era bella. Sono stato sia ad Abbadia Cerreto il primo anno, che a Cavenago il secondo che a Pandino il terzo. Tanta gente, 80 per cento lodigiani e bella atmosfera. Ieri pomeriggio a CremArena, sono passato alle 16 lo stesso orario delle edizioni lodigiane, c’era una atmofera sparuta e triste con poche decine di persone, rintanate negli spazi d’ombra che faceva pure caldo, disperse nel piazzale di CremArena. Intanto un consiglio all’amico Rocco Albano. Ma se la cosa pomeridiana si fosse fatta nei chiostri non era meglio? Più racolti e allegri. Boh. Speriamo meglio per il prossimo anno, anche se con il cambio di amministrazione (e di certo di mano alla cultura) secondo me questa è una delle manifestazioni a rischio taglio.
Emanuele Mandelli