Ghislandi, il racconto del festival di Eva Mai

Ghislandi, il racconto del festival di Eva Mai

Alla presenza di un folto pubblico in delirio per l’esibizione di Roberto Corlianò, si è concluso il Festival Pianistico Internazionale, alla sua trentesima edizione, che ha visto alla tastiera altri due eccellenti pianisti: Gabriele Duranti e Jin Ju. I tre concerti in cui si articolava l’evento hanno riscosso grande e meritato successo: abbiamo ascoltato Duranti in un bel programma impegnativo, affrontato con serena disinvoltura, nel quale ha rivelato doti stupefacenti per i suoi 13 anni; infatti il piccolo pianista ha saputo convincere sia sul piano tecnico che su quello espressivo, rendendo con estrema aderenza lo spirito dei compositori scelti, ossia: Beethoven, presente con la Sonata n.2 e le 32 Variazioni in Do min., D. Scarlatti con le due Sonate n.7 in Re min. e n.8 in Sol magg.; Schumann, Arabesque op 18; Rachmaninoff 2 Preludi op 23 n.4 e n. 5. Gabriele é riuscito a brillare nella parte squisitamente virtuosistica e a emozionarci nei momenti maggiormente riflessivi. Applausi scroscianti e due bis.

La seconda serata presentava Jin Ju, cinese, che con la sua partecipazione ha reso il festival internazionale, con l’insolito Debussy degli Studi, prorompenti e tonanti sotto le dita di Jin; quindi “La ricordanza” di Czerny e, in chiusura, L’Appassionata, Sonata Op. 57 di Beethoven, appassionatamente eseguita, come non l’avevamo mai ascoltata. Jin Ju é una fuori classe e il suo pianismo raggiunge vette davvero impareggiabili. La sua fama nei cinque continenti è assolutamente meritata, dopo che si è esibita per Benedetto XVI, a Città del Vaticano, davanti a 5000 persone, in mondovisione. Quando si parla di lei gli aggettivi si sprecano, perché Jin eccelle sotto tutti i profili; possiede una preparazione tecnica d’eccezione, sa cogliere tutte le sfumature espressive del brano, sa calibrare alla perfezione i contrasti dinamici ed ha un gusto molto personale nell’uso del pedale. La sua personalità musicale si è mostrata esplosiva nei dodici Studi di Debussy, retti dal pubblico con qualche impazienza, perché di non facile impatto; ma si è rivelata delicatissima ogniqualvolta le pagine lo richiedevano, anche nei pezzi successivi. Applausi interminabili e omaggio floreale simpaticamente consegnato da Gabriele Duranti.

La serata conclusiva era affidata a Roberto Corlianò, pianista, direttore d’orchestra, compositore che ama rivisitare pagine operistiche dell’800 alla tastiera. Ha mostrato dei saper suonare i classici con Fantasia in Do min.K 475 e Sonata in Do min. K 457 di Mozart, nonchè con Schubert, nell’Impromptu D 946 N.2 dai Drei Klavierstùcke, nalla prima parte; Nella seconda parte ha eseguito due parafrasi da Traviata e Trovatore di Verdi, nel suo anno celebrativo, e una trascrizione da “Sansone e Dalila” di Saint-Saèns. Dotato di notevole musicalità, Corlianò ha conquistato la platea con le sue funamboliche interpretazioni mozzafiato,nelle quali ha espresso tutte le qualità che un bravo pianista deve possedere, consegnandoci le pagine scelte in modo superlativo. Questo versatile musicista ha la capacità di elettrizzare il pubblico portando all’estremo un virtuosismo sovrumano, che sa smorzare glissando su climi contemplativi da incantamento, creando atmosfere oniriche da reverie. In ogni interpretazione sa mettere in luce tutte le gradazioni coloristiche, catturando appieno l’attenzione ammirata di chi ascolta. Ovazione calorosa del numeroso pubblico, che ha ottenuto ben quattro bis dal generoso e brillante musicista.

Eva Mai

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